Italia e Estero

I Diavoli Rossi nei cieli greci: la Nato mostra i muscoli a Putin

Sei aerei partiti dalla Bassa all’esercitazione «Iniochos». Coinvolto anche Isreaele, osservatori da Asia e Africa
Tornado del 6° Stormo di Ghedi rischierati sulla base greca di Andravida - © Foto Pubblica Informazione 6° Stormo / Aeronautica Militare
Tornado del 6° Stormo di Ghedi rischierati sulla base greca di Andravida - © Foto Pubblica Informazione 6° Stormo / Aeronautica Militare
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Aumentare la prontezza al combattimento. É la formula che ancora una volta, in poche settimane, ricorre nel vocabolario del confronto a distanza fra Nato e Russia. Con implicazioni ben al di là degli steccati dei singoli schieramenti.

War games

Mentre in Ucraina infuria la guerra vera, uno scenario bellico simulato di ampio respiro ha coinvolto 1.200 km più a sud sei Tornado (e diversi equipaggi) del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare.

I cacciabombardieri di Ghedi (tre Ids, «InterDiction Strike», configurati per attività di attacco a obiettivi a terra, e tre Ecr, «Electronic Combat Reconnaissance», per guerra elettronica) hanno volato per due settimane, fra il 22 marzo e ieri, assieme a unità di Francia, Grecia, Slovenia, Usa, Canada e Israele per svolgere complesse missioni addestrative che hanno ricalcato in molti casi contesti operativi verosimili nel caso di una reazione a minacce rivolte ai confini Nato. Il pensiero a quanto sta avvenendo in Ucraina è ovvio.

L’esercitazione, settima edizione di quella che la Polemikí Aeroporía greca organizza col nome di «Iniochos» («l’auriga»), ha avuto quest’anno una valenza particolare. Oltre alla partecipazione attiva di Paesi di per sé non aderenti alla Nato (vedi Israele, che con gli F16 e un’aerocisterna ha rischierato velivoli da sorveglianza avanzata Gulfstream G550), c’è stata anche una nutrita presenza di osservatori stranieri, giunti da Medioriente, Asia e Africa: Kuwait, Marocco, Arabia Saudita, India ed Egitto, per citare i principali Paesi. A conferma che la ridefinizione degli scenari geopolitici in due blocchi contrapposti accosta agli aderenti di diritto alla Nato una platea di Stati ad essa quantomeno molto vicini.

Non solo aria

Ma c’è di più. La concomitanza della crisi ucraina amplifica anche la lettura di alcune «coincidenze»: i Tornado di Ghedi e i velivoli degli altri Paesi coinvolti hanno operato per «consolidare la capacità operativa multinazionale», sperimentando scenari differenti, dal montuoso entroterra greco allo specchio di mare che affaccia tra Andravida (la base prescelta per «Iniochos 2022» su cui erano rischierati i Diavoli Rossi) e l’antistante isola di Zante. Là dove incrociavano anche ben due portaerei, l’americana Uss Truman e la francese Charles De Gaulle, pure coinvolte. Il tutto mentre nel Mediterraneo greco si sviluppava anche «Orion 2022», altro war game riservato questo alle forze speciali di Israele, Grecia e Usa.

Una concentrazione di mezzi che ha assunto il sapore di una prova di forza e compattezza in seno alla Nato (proprio mentre si svolgeva l’assemblea dell’Alleanza stessa), che ha avvicinato molte unità all’area calda del Mar Nero. Quasi a ricordare a Putin che Odessa non è poi così lontana, non fossero bastate le aerocisterne KC135 dell’Usaf da poco rischierate a Creta. Capaci di raddoppiare il raggio operativo di gran parte dei caccia Nato, F35 in testa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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