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Covid minaccia anche le Galapagos, rischio boom di contagi

Vicino al crack il modello di eco-sviluppo dopo un mese di pandemia nell'arcipelago in cui Darwin testò la teoria dell'evoluzione
Alle Galapagos, una tartaruga
Alle Galapagos, una tartaruga
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È una bellezza fragile quella delle Galapagos, arcipelago  nel quale, nel 1835, il naturalista britannico Charles Darwin testò la celeberrima teoria dell’evoluzione. Anche in questo remoto arcipelago in pieno Oceano Pacifico, 19 isole del Parco marino patrimonio Unesco a mille miglia marine dalla costa dell’Ecuador, è arrivato il coronavirus e un mese di pandemia sta mettendo a dura prova un modello di sviluppo sostenibile già minacciato dalla pesca smodata appena al di là dalle acque territoriali, e dai cambiamenti climatici.

Inoltre la crisi economica per il crollo del prezzo del petrolio ha spinto il Governo dell’Ecuador, lamentano gli abitanti, a requisire negli ultimi due anni gran parte delle tasse d’ingresso dei turisti e a ridurre drasticamente l’area delle acque territoriali.

«La situazione è drammatica, temiamo un’escalation dei contagi con una nave crociera della Royal Caribbean con 48 membri dell’equipaggio in quarantena, e per il ritorno nelle prossime settimane di 3.400 tra isolani e lavoratori andati a Guayaquil per le ferie e lì sorpresi dall’emergenza sanitaria», afferma Fabio Tonelli, uno dei pochi italiani, neanche una decina, residenti.

A Isla Santa Cruz, nell’ospedale di Puerto Ayora, diretto da Lleana Gomez, «ci sono solo due respiratori - riferisce Tonelli - e urge l’invio di mascherine e presidi di sicurezza». Inoltre «la fornitura di cibo alle marinerie in quarantena e alla popolazione, circa 25mila persone, è un problema umanitario. L’effetto lockdown pesa anche dal punto di vista economico, da un mese zero guadagni», lamenta il corrispondente locale di Avventure nel Mondo, precisando che alcuni ristoranti sul lungomare hanno abbassato per sempre la saracinesca. «Sarà una crisi lunga».

Il turismo muove il 75% dell’economia nell’arcipelago che è patrimonio Unesco dal 1978 e Parco Marino con aree di riserva integrata, col primo aeroporto ecosostenibile al mondo. «Volveremos a abrazarnos» (Torneremo ad abbracciarci) si legge tra i diving e le agenzie di Puerto Ayora mentre i taxi sono stati sospesi e tutti rispettano il coprifuoco di 13 ore al giorno.

«C’è una disciplina ferrea - racconta ancora Tonelli -, i galapeni sono abituati a essere professionali con turismo di alto profilo, e a rispettare gli animali, con pellicani, pinguini, tartarughe dalla caratteristica forma di sella, persino ritratti nelle vetrate della chiesa. Nel nostro aeroporto, il primo scalo sostenibile al mondo dove anche un paladino dell’ambiente come il divo Usa Leonardo Di Caprio è di casa, torneranno i turisti, ma ora va superata la crisi da Covid-19».

Crisi sanitaria che rischia di aggravare la sempre più precaria situazione ambientale provata già dal surriscaldamento, segnalano le guide naturalistiche, con l’avifauna, come i fringuelli studiati da Darwin, che non trova cibo. Un equilibrio scombinato anche da specie invasive introdotte, come i ratti e le formiche, e animali da allevamento. Dal 1958 la riserva marina ha fatto della conservazione della natura uno stile di vita, con rigide regole del ministero dell’Ambiente che permettono ancora alla natura di regnare sovrana. Basti pensare che chi viene trovato a mangiare sia un solo granchio come un piatto di moleche rischia un’ammenda di 4mila dollari e 5 giorni di carcere. E a Santa Cruz, è facile passeggiare inseguiti da un leone marino giocherellone. Dal 24 marzo, tuttavia, è emergenza sanitaria.

 

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