Italia e Estero

Anticorpi in 1,4 milioni di italiani: 6 volte i casi ufficiali

I primi risultati dell'indagine di sieroprevalenza sul Sars-CoV-2: la Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5%
L'esecuzione dei test sierologici - Foto Ansa/Andrea Canali © www.giornaledibrescia.it
L'esecuzione dei test sierologici - Foto Ansa/Andrea Canali © www.giornaledibrescia.it
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Sono un milione e 482mila le persone, il 2,5% della popolazione residente in famiglia, risultate con IgG positivo, che hanno cioè sviluppato gli anticorpi per il Sars-Cov-2. Quelle che sono entrate in contatto con il virus sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attrraverso l'identificaziobe del Rna virale. Sono i primi risultati dell'indagine di sieroprevalenza sul Sars-Cov-2 illustrati da ministero della Salute e Istat.

I risultati della campagna dei test sierologici sono «provvisori» e sono relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. La conduzione della campagna in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere completamente la numerosità originariamente programmata del campione, pari a 150mila soggetti. Tuttavia le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti. sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese.

Le differenze territoriali nell'ambito dell'indagine di sieroprevalenza sullo sviluppo degli anticorpi al Sars-Cov-2 nella popolazione sono molto «accentuate» e la Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza, ossia 7 volte il valore rilevato nelle regioni a piu bassa diffusione soprattutto del Mezzogiorno.
La prevalenza dello sviluppo di anticorpi al Sars-Cov-2 è simile per tutte le classi di età ma il livello piu basso all'1,3% è per i bambini piccoli e per gli anziani è a 1,8% e «cio forse perchè c’è un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti». Gli operatori della sanità sono i più colpiti, con il 9,8% e gli addetti alla ristorazione superano il 4%. Non emergono differenze di genere.

«Gli asintomatici arrivano al 27,3% che non è una quota bassa. Quindi è molto importante la responsabilità individuale e il rispetto delle misure» ha spiegato la direttrice dell'Istat, Linda Sabbadini, presentando al ministero l'indagine di sieroprevalenza. I tre sintomi più diffusi sono «febbre, tosse e mal di testa. Inoltre, perdita del gusto e dell'olfatto sono piu associate» all'infezione.

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