Italia e Estero

Dopo mascherine e guanti, il nuovo dibattito è sugli asintomatici

Ora per l'Oms è raro che infettino, eppure fino a poco tempo fa ne raccomandava il tracciamento. Cautela tra gli esperti
Un uomo sottoposto a tampone - Foto Ansa/Epa/Georgi Licovski - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
Un uomo sottoposto a tampone - Foto Ansa/Epa/Georgi Licovski - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il giudizio sull'uso dei guanti, che non sarebbero utili per contrastare la diffusione del nuovo coronavirus, una nuova presa di posizione arriva dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e riguarda questa volta il dibattuto ruolo degli asintomatici. È «raro che infettino» afferma l'Oms, ma vari esperti invitano alla cautela sottolineando che gli asintomatici non sono tutti uguali e gli studi al momento disponibili appaiono contrastanti.

È «molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus», ha dichiarato Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell'Oms, spiegando che analizzando i dati di diversi Paesi che stanno seguendo «casi asintomatici» è emerso che questi non «hanno trasmesso il virus», probabilmente perchè hanno sviluppato una forma molto leggera della malattia e quindi le eventuali goccioline prodotte da starnuti o tosse non sono abbastanza infette. È comunque una domanda ancora «aperta», ha sottolineato, precisando che l'Oms «continua a raccogliere dati e ad analizzarli». 

Ad aprile, però, la stessa Oms sottolineava la necessità di tracciare anche i casi asintomatici per prevenire la diffusione del coronavirus. Le posizioni sul reale peso degli asintomatici nel propagarsi del contagio non sono comunque univoche. Secondo Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all'università di Pisa, «il virus rimane per molto tempo nei portatori e catene di contagio subdole fatte da asintomatici si possono propagare in modo silente ed entrare negli ospedali». Da qui la necessità di «tenere innanzitutto in sicurezza ospedali e Rsa, dove ci sono persone più fragili». 

Esprime «cautela» rispetto alla posizione dell'Oms anche il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, rilevando come esistono 3 diversi tipi di asintomatici che, sulla base della carica virale che presentano, potrebbero risultare infettivi o meno. Ci sono, chiarisce, «gli asintomatici che resteranno tali e che sono portatori sani del virus; questi avrebbero una bassa carica virale e dunque ritengo non possano contagiare. Ci sono poi gli asintomatici che nel giro di qualche giorno svilupperanno i sintomi, i cosiddetti presintomatici, con una più alta carica virale e una maggiore probabilità di essere contagiosi». Infine «vi sono i paucisintomatici, che presentano sintomi lievissimi con una carica virale ancora diversa». La carica virale, cioè, «può variare tra gli asintomatici, e più è bassa più calano le probabilità di contagiosità». Questo potrebbe spiegare perchè i pochi studi pubblicati sugli asintomatici giungano spesso a conclusioni contrastanti

Più in generale, Bassetti stigmatizza come l'Oms «si assuma grande responsabilità con queste affermazioni pesanti che, se confermate, cambierebbero molto la situazione. Infatti, buona parte delle misure sono state prese proprio per evitare che asintomatici potessero trasmettere il virus». Con una puntualizzazione: «Da una istituzione come l'Oms ci si aspetterebbe che dei pronunciamenti vengano fatti solo se fondati su certezze». Intanto, le misure rispetto agli asintomatici continuano ad essere considerate cruciali, tanto che la Germania ha annunciato che amplierà i test anti-coronavirus anche a questa categoria. In Italia gli asintomatici potrebbero oscillare fra il 20% e il 60% dei casi reali.

 

 

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