Cari studenti, avete ragione: la scuola non è un’equazione

Le proteste all’orale dell’esame di maturità servono per smarcherare dall’interno un sistema, creando un caso
Gli esami di maturità al liceo classico Arnaldo - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
Gli esami di maturità al liceo classico Arnaldo - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
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Sarò controcorrente, ma a me questi studenti che all’esame di maturità hanno fatto scena muta all’orale sono simpatici. Perché hanno capito due cose: che per farsi ascoltare c’è bisogno (purtroppo) di creare un caso. E che il modo migliore per criticare un sistema è smascherarlo dall’interno.

Il poter restare a bocca chiusa davanti alla commissione, e venire ugualmente promossi, infatti, non è altro che l’esito del sistema della media matematica che determina il voto finale: se ho già la sufficienza garantita, perché dovrei affrontare l’orale? E allargando lo sguardo: perché dovrei preoccuparmi della prossima interrogazione? Perché dovrei fare anche l’ultimo compito in classe?

A chi ha fatto scena muta, questo sistema non piace. Piace invece a tanti prof, che giocano con i voti, con i mezzi voti, con i più più più e i meno meno meno trasformando la valutazione degli studenti – che dovrebbe riguardare qualcosa di più del risultato ottenuto magari facendo crocette su un test – in una equazione di secondo grado. Non scherzo: quando per scegliere la scuola media per mio figlio sono andata alla presentazione in un istituto cittadino, il preside sciorinava in pubblico grafici e coefficienti. Sono scappata a gambe levate.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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