I cambi di regione e lo spirito autonomista

Adesso è Matera a lanciare il sasso: «Lasciamo la Basilicata, andiamo in Puglia». La proposta è stata avanzata da due ex senatori lucani, Tito Di Maggio e Corrado Danzi, che lo scorso 10 ottobre hanno presentato alla segreteria del Comune di Matera la richiesta di indizione del referendum per decidere sul trasferimento della città nella regione confinante.
L’obiettivo? «Favorire lo sviluppo economico e culturale di Matera», stimolando «il protagonismo della città con azioni dirompenti». Non è la prima volta che un’iniziativa simile viene intrapresa, lo sappiamo anche dalle nostre parti: risale al 2008 il referendum con cui gli abitanti di Magasa e Valvestino, Comuni dell’Alto Garda, si espressero a favore del passaggio alla Provincia di Trento, alla ricerca di una ricongiunzione fondata se non su motivi storici (fino al 1934 i due paesi facevano parte del Trentino), quanto meno su ragioni di attualità economica, vale a dire i benefici per le casse municipali derivanti dall’essere nell’ente autonomo.
Poi l’iter si incartò e non se ne fece più nulla. La recente legge per l’autonomia differenziata ha riacceso le speranze di chi propose il passaggio e forse ispirato i «secessionisti» lucani. Si vedrà. Certo, al di là di ogni riferimento all’identità territoriale e culturale, restano i quattrini il vero carburante del motore dell’autonomia.
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