Un bresciano su Marte con stivali prodotti nel cuore della Bassa
L’uomo compie un altro piccolo passo verso lo sbarco sulla superficie di Marte e lo fa con stivali totalmente made in Brescia. Dal 10 al 23 aprile inizierà nel deserto dello Utah la missione di simulazione marziana Smops (Space medicine operations) promossa da Mars Planet, sezione italiana con sede a Bergamo dell’internazionale Mars Society.
Sei astronauti, compreso Simone Paternostro, nato a Desenzano del Garda ma trapiantato fin da piccolo a Roma, per due settimane vivranno in un ambiente che simula il Pianeta Rosso, per testare e sperimentare soluzioni di medicina applicabili nello spazio.
«In questo contesto verrà utilizzata la prima tuta spaziale realizzata interamente in Italia, con stivali prodotti in provincia di Brescia» annuncia il presidente di Mars Planet Antonio Del Mastro, annunciando la missione che ha ricevuto il patrocinio dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

La tuta sperimentale, utilizzata cioè solamente per le missioni che simulano sulla Terra situazioni nello spazio, si compone di tre distinti elementi; un intimo sensorizzato, una flight suit (per le operazioni quotidiane) e la parte inferiore di quella che viene definita «tuta analoga», cioè che ricalca gli indumenti utilizzati dagli astronauti nelle loro attività extraveicolari (tute Eva).
«Questi indumenti sono stati sviluppati con materiali già esistenti ma mai combinati tra loro in questo modo - spiega Filippo Servalli, innovation manager di Radici Group, azienda che ha coordinato il gruppo di lavoro di sei diverse società italiane -. Nello spazio le persone devono infatti essere in grado di muoversi liberamente ma al contempo gli indumenti devono essere traspiranti, resistenti a urti, pressione, temperature, venti e infiltrazioni di polveri, agenti esterni e radiazioni».

E se la missione simulata in Utah non potrà certo ricrerare le medesime condizioni presenti su Marte (gravità inferiore del 40% o grande presenza di raggi Uv a causa dell’assenza quasi totale di atmosfera per fare due esempi), di certo fornirà un grande banco di prova.
E in questo scenario si inserisce il contributo del Calzaturificio King di Rudiano, azienda da oltre 50 anni specializzata nella realizzazione di scarpe tecniche, in special modo per lo sport. «Grazie al loro contributo la parte inferiore della tuta sarà dotata di stivali, creati con appositi materiali resistenti agli agenti esterni e dotati di sensori - spiega Del Mastro -, in grado perciò di segnalare la posizione dell’utilizzatore, la sua velocità, le accelerazioni e le decelerazioni».
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Tornando invece all’obiettivo della missione Smops nel deserto dell’Utah «lo scopo è quello di testare in ambienti di simulazione spaziale tecniche e tecnologie mediche - evidenzia Paolo Guardabasso, uno dei sei astronauti analoghi coinvolti nel progetto -. In aggiunta a ciò metteremo in atto ricerche geologiche e biologiche per la ricerca di forme di vita, nell’ottica di una futuro e possibile sbarco su Marte».
Oltre alle potenziali applicazioni nelle missioni spaziali del domani la sperimentazione potrà però avere effetti diretti sulla vita terrestre, trasferendo quanto appreso nella vita di tutti i giorni. «Gli esperimenti medici infatti daranno informazioni utili alla ricerca in ambito sanitario - sottolinea Del Mastro -. Sul fronte tuta spaziale analoga invece l’obiettivo principale è focalizzato sulla sicurezza negli ambienti di lavoro».
Nuovi materiali, sensorizzazione, comfort e caratteristiche di protezione sono infatti elementi cruciali non solamente nello spazio ma anche nelle aziende di tutto il mondo.
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