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Transizione green e finanza, la sfida globale alla ricerca di un equilibrio

Draicchio (Mediolanum): «In Italia gli investimenti per lo sviluppo sostenibile sono ancora pochi»
L'incontro nella sede di Brescia di Banca Mediolanum - © www.giornaledibrescia.it
L'incontro nella sede di Brescia di Banca Mediolanum - © www.giornaledibrescia.it
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Che la sostenibilità non sia più «solo» una possibilità ma una vera e propria necessità, che presenta peraltro molti aspetti anche dell’opportunità, lo ha ben spiegato l’incontro organizzato da Banca Mediolanum il 19 aprile nella sede di via Gramsci.

Con l’emblematico titolo «Perchè è importante la sostenibilità» i relatori Davide Alberto Broglia (ad di Setam), Alessandro Draicchio (project manager post deal M&A di A2a) e Bruno Draicchio (global family banker di Mediolanum) hanno tratteggiato un quadro che, partendo dalla consapevolezza del difficile equilibrio che porta alla vera sostenibilità ambientale, arriva sino alla transazione energetica e alla finanza sostenibile, con una comunione di intenti che appare l’unica via percorribile per salvare il futuro.

«La sostenibilità è un equilibrio che si raggiunge solo se tutti i fattori che concorrono a realizzarla procedono insieme» dice il vicecaporedattore del Giornale di Brescia, Massimo Lanzini introducendo l’intervento di Broglia, che si concentra in primis sulla CO2. «Se guardiamo a come è composto l’inquinamento da CO2, vediamo come in cima alla classifica di chi inquina ci siano Asia, Paesi africani e Usa, mentre l’Europa genera solo l’8% del totale delle emissioni» spiega, sottolineando come lo sforzo di un singolo Paese non basti a modificare una situazione di inquinamento che non ha confini geopolitici.

Decarbonizzazione

Alessandro Draicchio sviluppa invece il tema della transazione energetica. Partendo anche lui dai dati («siamo una specie che produce 37 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno: per cancellarne due terzi dovremmo ricoprire di alberi gli Usa») indaga sui fattori che maggiormente incidono su questi numeri. «Il 38% delle emissioni globali sono date dalla produzione di energia, che deriva per lo più ancora da fonti fossili, mentre subito dopo troviamo la produzione industriale (21%) i trasporti e la gestione dei rifiuti» spiega, individuando come via per ridurre l’immissione di CO2 il passaggio a un ecosistema che punta su decarbonizzazione, efficienza energetica, rinnovabili e nuovi vettori energetici come l’idrogeno.

«Su questo fronte l’Italia ha un piano ambizioso: oggi produciamo 56 GW con le rinnovabili mentre l’obiettivo al 2030 è portare la quota a circa 100 GW: se andiamo avanti così però non ci arriveremo mai» afferma, sottolineando come l’impegno dei grandi player da solo non basti.

Una logica che ben introduce anche all’intervento di Bruno Draicchio, che invece apre una finestra sul ruolo di quella finanza responsabile «che passa per operazioni che consentono progressi proprio nella direzione dello sviluppo sostenibile, allocando le risorse su imprese che rispettano i valori connessi a questa visione». In Italia ciò non è ancora diffuso («si tengono ancora tutti i soldi sui conti correnti» affonda) ma l’istituto di credito milanese ci crede e da anni porta avanti tale visione.

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