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Obiettivo Ue: trenta milioni di auto elettriche entro il 2030

L’impatto nel Bresciano? A conti fatti dovrebbero circolare 89mila quattro ruote a zero emissioni
La mobilità elettrica crescerà molto nei prossimi anni
La mobilità elettrica crescerà molto nei prossimi anni
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L’Unione Europea punta a ridurre del 90% le emissioni di Co2 nel settore trasporti. A conti fatti questo significa che entro il 2030 nella Ue dovrebbero circolare non meno di 30 milioni di auto elettriche. Sarebbe una rivoluzione copernicana senza precedenti nella storia delle mobilità privata, tanto che sin da oggi Costruttori e fornitori di servizi si chiedono se l’obiettivo sarà davvero fattibile. Cerchiamo quindi alcuni elementi che possano aiutarci a formulare un giudizio sul tema.

Il numero sembrerebbe quasi esponenziale, ma in termini percentuali corrisponde all’11% del parco circolante europeo che oggi si aggira attorno ai 268 milioni di veicoli. Questo significa che, a fronte dei 40milioni di auto oggi immatricolate in Italia ci confronteremo con 4,5 milioni di elettriche entro il 2030, mentre nel Bresciano il numero sarebbe di 89mila quattro ruote a zero emissioni. Spiegato così l’obiettivo resta ambizioso ma non impossibile, considerato che a fianco dell’elettrico puro è in crescita anche il parco delle ibride.

In Italia nel 2020 i modelli ibridi hanno segnato un +103% conquistando così una fetta di mercato molto ampia, 16% del venduto nel 2020, quasi il triplo della quota di mercato detenuta nel 2019 (5,7%). Le elettriche hanno registrato un +207% con 32.538 unità vendute complessivamente nel 2020 (10.577 nel 2019), di cui oltre 7.200 immatricolate a dicembre e un’impennata del 753% in confronto allo stesso mese di un anno prima. Se calcoliamo le vendite delle 27.400 ibride plug-in (quelle che si ricaricano), l’elettrico in totale ha sfiorato 60mila veicoli venduti in un anno, in crescita del 250%: è il segno di un mercato che sta cambiando paradigma e lo fa più in fretta di quanto lo si possa immaginare, in parte merito anche dei bonus che premiano le auto meno inquinanti.

L’Acea, l’associazione europea dei Costruttori auto, sostiene che l’obiettivo Ue resta troppo ottimista e lo fa non solo in considerazione delle effettive capacità produttive e del portafoglio dei clienti (le elettriche e le plug-in per ora hanno un costo più rilevante delle tradizionali), ma anche in funzione della nuova rete di servizi che marcia in ritardo. Le centraline di ricarica in Italia oggi secondo Eafo, l’Osservatorio europeo sulla mobilità ecologica, sono almeno 11.837. I dati sono in tale evoluzione che ci limitiamo a osservare come in Francia le centraline siano 38mila e in Germania 41mila. Ma per far fronte al trend stabilito dalla Ue da qui al 2025 l’incremento degli impianti di ricarica dovrebbe essere 15 volte maggiore in dieci anni.

Secondo un recente sondaggio l’80% dei possessori di auto elettriche o ibride plug-in ha come base prediletta di ricarica la propria abitazione. In effetti, se si dispone di un impianto elettrico autonomo, il problema riguarda solo la messa a norma (e i relativi costi) con l’installazione di una wall box (centralina che governa la ricarica) e di un eventuale contatore dedicato. Diverso è il tema di interventi di tipo condominiale dove, a nostro avviso, la normativa dovrebbe intervenire con più decisione con forti defiscalizzazioni e semplificazioni. In linea di massima oggi si deve passare dal capestro di un’assemblea condominiale. Se si ottiene il consenso, tutti i costi di acquisto e di installazione, comprese le opere edili, saranno a carico del singolo condòmino o del gruppo interessato all’intervento. Basta questo per scoraggiare in molti anche se la ricarica domestica costa decisamente meno cara...

 

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