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Le materie scientifiche non sono più per soli uomini

È il messaggio che vuole trasmettere il progetto «Stem di genere» di UniBs rivolto a tutte le scuole
Alcune partecipanti all’iniziativa di UniBs «Stem di genere» - © www.giornaledibrescia.it
Alcune partecipanti all’iniziativa di UniBs «Stem di genere» - © www.giornaledibrescia.it
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Fino alla fine degli anni Settanta essere donna significava, fra le altre cose, anche non poter diventare un’astronauta della Nasa. Nel tempo la dinamica è cambiata e l’agenzia ha fatto dell’inclusione di genere una delle sue bandiere, promuovendo anche passeggiate spaziali per donne. Dimenticandosi, però, che aveva solo tute di taglia maschile, e quindi la prima volta nel 2019 saltò proprio alla vigilia.

È solo uno dei tanti esempi che si possono fare (raccontato da Emanuela Griglié e Guido Romeo nel saggio «Per soli uomini. Il maschilimo dei dati, dalla ricerca scientifica al design», uscito nel 2021 per Codice Edizioni) quando si parla di mondi costruiti a misura d’uomo, nei quali le donne hanno faticato a farsi largo per il modo stesso e per i dati con cui sono stati concepiti. L’ambito Stem, acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics, è tradizionalmente uno di questi: ecco perché l’Università degli Studi di Brescia ha voluto lanciare un progetto dedicato proprio al riequilibrio di genere in queste materie, partendo dall’educazione dei più piccoli.

Si chiama «Stem di genere» ed è coordinato dalla professoressa Mariasole Bannò, docente di Economia al Dimi di via Branze, con il supporto del Laboratorio Osservatorio sugli studi di Genere (LOG) e del Comitato Unico di Garanzia (CUG), sempre della statale.

Si tratta di un’iniziativa rivolta alle scuole della provincia di Brescia: l’obiettivo è contrastare lo squilibrio di genere negli studi Stem attraverso laboratori e percorsi didattico-educativi rivolti a bimbi, ragazzi e docenti. L’idea, infatti, è di coinvolgere scuole di ogni ordine e grado, formando gli insegnanti in modo tale che possano replicare il modello, e di farlo in un modo «poco convenzionale».

Spiega Bannò: «Il problema della disparità in questo settore è noto da tempo. Siamo convinti che le discriminazioni di genere siano un problema culturale e sociale: per questa ragione bisogna partire dai bambini, sensibilizzando fin dalle elementari, ma con modalità che siano adatte alle diverse fasce d’età ».

I partner del progetto «Stem di genere» - © www.giornaledibrescia.it
I partner del progetto «Stem di genere» - © www.giornaledibrescia.it

A supportare il team ci saranno infatti quattro associazioni del territorio, che declineranno il tema a seconda dei destinatari.

Chirone, per esempio, è un’associazione nata nel 2010 all’istituto Pascal di Manerbio, composta interamene da under 35, che oggi si occupa di divulgazione scientifica a tutti i livelli. Con la compagnia teatrale La Betulla, i liceali metteranno insieme uno spettacolo, «La scienza nascosta», che andrà in scena ai Dies Fasti del Calini il 7 aprile, mentre con bidiBrescia prenderanno parte a una visita guidata teatralizzata in luoghi legati a figure femminili importanti nella storia bresciana. Infine saranno promossi momenti di riflessione e approfondimento sulla discriminazione di genere con gli psicologi di Lyceum, che lavoreranno con studenti e docenti.

«Ci siamo resi conto di quanto fosse urgente un’azione di contrasto allo squilibrio di genere partendo dal Bilancio di genere che l’UniBs ha realizzato nel 2021 - racconta la prof.ssa Bannò -. Ci sono ancora alcuni corsi, specie in ambito ingegneristico, quasi esclusivamente a prevalenza maschile, altri invece, ma è circa un 20% del totale, sono più neutri.

Negli anni ci sono stati molti passi avanti, ma bisogna far capire che tutti e tutte possono fare qualsiasi cosa, scardinando gli stereotipi più radicati che vedono una ragazza ancora meglio come infermiera e un ragazzo come ingegnere meccanico». Ricordandosi magari di quelle tute della Nasa con le taglie per tutti.

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