Il rischio clima arriva nei bilanci delle pmi

Non è per domattina, ma è meglio attrezzarsi. La valutazione e l’analisi dei rischi climatici comincia ad entrare nei rapporti fra le banche e le aziende. E questo, tradotto in soldoni, significa che nel far credito le banche dovranno cominciare a capire se l’azienda che batte cassa è attrezzata (leggi: se ha fatto i dovuti accantonamenti) per reggere alle turbolenze climatiche.
Se la risposta sarà sì, il rating migliorerà, se sarà no bisognerà pagare di più il credito. Ripeto: non è per domattina, ma è meglio attrezzarsi, o perlomeno cominciare a sapere che il rischio climatico passa dalle accademie ai conti del ragioniere.
La Banca d’Italia ha infatti reso note in questi giorni quelle che vengono definite come «attese» in merito all’integrazione dei rischi climatici nei conti delle aziende così come chiesto dalla Bce che, da parte sua, ha cominciato ad avviare degli stress test per capire quanto può pesare questo rischio sui conti delle banche e quindi, a cascata, sulle aziende.
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Di vincolante, per le banche, ancora non c’è nulla, ma il fatto che Bce-Bankitalia comincino a prepararsi sul tema la dice lunga. Non immaginate che la cosa sia di là a venire, non commettete l’errore di chi immaginava che l’auto elettrica fosse roba da fumetto e comunque una storia del prossimo secolo.
Per il 2022 di vincolante non c’è nulla ma bisogna cominciare a fare alcuni compiti di prova. Poi ci sarà la partita vera. È solo un alert: cominciare a sapere che ambiente e clima non sono cose che stanno in alto. Fate scorrere questa nota a chi stende i vostri bilanci.
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