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Fabbriche sempre più belle, il modello Zen dovrebbe far scuola

C’è un tema su cui, in tempi 4.0, ci si sofferma poco. Ovvero: una fabbrica, oltre che efficiente, perché non deve anche essere bella?
In via Damiano Chiesa, in città: uno scorcio dello studio di architettura Zen - © www.giornaledibrescia.it
In via Damiano Chiesa, in città: uno scorcio dello studio di architettura Zen - © www.giornaledibrescia.it
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C’è un tema su cui, in tempi 4.0, ci si sofferma poco. Ovvero: una fabbrica, oltre che efficiente e tecnologicamente magari anche avanzata, perché non deve anche essere bella? Almeno un po’ più bella delle tante (in tutta franchezza) bruttezze che si vedono in giro, più gradevole di capannoni inevitabilmente grigi ai quali, magari da vent’anni, non gli si dà neppure la classica mano di pittura. Ha un senso, ci sono ragioni (anche economiche) per cui un’azienda deve essere esteticamente più presentabile, più attrattiva, appena un po’ più sexy rispetto al grigiume imperante? Sì, diremmo di sì.

Una fabbrica bella è meglio di una fabbrica brutta, perché chi ci lavora dentro sta meglio (ricordate Adriano Olivetti), perché chi cerca un posto di lavoro (magari un tecnico, un ingegnere) ragionevolmente sceglie d’acchito una bella fabbrica piuttosto che una così-così e poi perché, vallo a sapere, anche i clienti in visita potrebbero gradire. È un discorso che prescinde dalla qualità intrinseca della fabbrica, perché magari son brutte fuori ma belle (e redditizie) dentro). Però, come possiamo vedere in giro, ci sono fabbriche ricche ma brutte.

E allora, quelli dello studio cittadino di architettura Zen, si stanno specializzando in questo ambito: rendere più belle le fabbriche, che significa anche e in molti casi renderle più efficienti (per esempio dal punto di vista energetico). In Zen lavorano in cinque: Simone Papais (titolare) con Marco Scolari, Stefania Ferrari, Marco Savino e Dario Bertolazza, quest’ultimo ingegnere e gli altri architetti. È curioso ci sia chi si assegna una funzione così singolare: fare più belle le fabbriche. È una vicenda anche di educazione, di aiuto alla riflessione per le imprese, di suggerimento per meditare (trattandosi di Zen) su questa opportunità. «Si può fare il bello senza costi eccessivi», dicono dallo studio cittadino. Mettiamo a frutto ricerca di prodotti e materiali e riusciamo a fare proposte ragionevoli: con un cappotto si può riqualificare e ingentilire un vecchio capannone anni ’80», esemplificano. Meditate, gente, meditate...

 

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