Due leggi europee sono destinate a farsi sentire anche a Brescia

Nel giro di poche ore, alla fine di febbraio, il Parlamento europeo ha approvato due importanti provvedimenti legislativi di carattere ambientale. A Strasburgo hanno concluso il loro percorso di adozione il regolamento sul ripristino della natura e la nuova direttiva sui crimini ambientali, che tra i numerosi ambiti influenzati comprendono anche quello delle politiche che riguardano il clima, la tutela della biodiversità e la sicurezza alimentare.
L’iter travagliato che ha caratterizzato l’approvazione di entrambi i provvedimenti ha testimoniato in modo evidente la presenza di visioni e di orientamenti anche contrapposti, sia nel contesto dei diversi portatori d’interesse della società civile e dell’ambito associazionistico, sia in quello di vari settori industriali e produttivi, sia tra le rappresentanze politiche, chiamate a trovare complicati punti di accordo mediante il ricorso a emendamenti e appelli.
Il regolamento «Nature Restoration Law» costituisce un importante passo in avanti nella tutela degli ecosistemi, e rimette al centro dell’attenzione, a pochi mesi dalle consultazioni di voto in Europa che si svolgeranno nel prossimo mese di giugno, il vasto tema dell’ambiente, che presenta numerose criticità anche a livello continentale. La legge attende ora il passaggio in Consiglio per il voto finale, con l’entrata in vigore prevista 20 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Ed ad essere chiamati a realizzare interventi di ripristino sugli habitat naturali che versano in cattive condizioni saranno direttamente gli Stati membri, nella misura del 30 per cento entro il 2030, del 60 entro il 2040 e del 90 per cento entro il 2050, con il coinvolgimento di tipologie diffuse anche nel contesto lombardo e bresciano, quali ambienti forestali, corsi d’acqua, laghi e zone umide.
Il caso
Nella nostra provincia un rimando che si coglie potrebbe riferirsi ad esempio al lago Bianco nel Parco Nazionale dello Stelvio, al centro di un progetto di potenziamento di un impianto di neve artificiale avviato nel mese di luglio e sospeso a ottobre dello scorso anno, che potrebbe profondamente alterare alcuni delicati habitat di interesse comunitario.
Altri aspetti riguardano l’impegno nella riduzione del 50% dei pesticidi chimici entro il 2030, l'aumento delle aree protette, progetti a favore della conservazione delle api e di altri insetti impollinatori, il mantenimento degli spazi verdi urbani e la volontà di programmare un ulteriore aumento di queste superfici entro il 2050.
Dal 2008
La nuova direttiva sui crimini ambientali ha invece ricevuto maggiori consensi in sede di approvazione, sebbene non siano mancate polemiche e precisazioni derivanti.
Dato che la precedente direttiva risaliva al 2008 si è trattato di un provvedimento atteso anche in funzione dei reati odierni, che attentano alla qualità dell’ambiente, tra i quali sono compresi il commercio illegale di legname, l’impoverimento e l’esaurimento delle risorse idriche, le violazioni gravi in materia di utilizzo di sostanze chimiche e l’inquinamento provocato dalle navi.

Nel testo approvato i deputati hanno voluto inserire anche i cosiddetti «reati qualificati», identificati come illeciti che conducono alla distruzione di un ecosistema, e sono quindi paragonabili all’ecocidio. Rientrano tra questi i gravi episodi di inquinamento del suolo, dell’aria o dell’acqua, o ancora gli incendi boschivi su vasta scala. Anche quest’ultima tipologia di evento interessa da vicino il Bresciano sul quale, negli ultimi cinque anni, sette soli grandi incendi hanno causato la perdita di oltre 2000 ettari di superfici boschive e forestali.
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