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Aziende, startup, scuole e ricerca: Bolzano, «NOI Techpark» da copiare

Qui dagli anni Trenta c’era una fonderia di alluminio adesso un polo per green, food, digitale e automotive
Al NOI Techpark di Bolzano lavorano attualmente circa 900 persone - © www.giornaledibrescia.it
Al NOI Techpark di Bolzano lavorano attualmente circa 900 persone - © www.giornaledibrescia.it
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Magnifico, sorprendente, a tratti commovente. La prima foto che ti resta in testa è quella delle tre maestre che spingono altrettante carrozzine: dentro ci stanno due popi che dormono, attorno alla carrozzina quattr bimbetti con la manina rigorosamente attaccata al bordo della carrozzina.

Sono stati a passeggio per il «NOI Techpark» di Bolzano, adesso rifiatano all’ombra del grande platano che sta accanto a quell’altro gigante che è la torre piezoetrica, un po’ il simbolo del parco. Da lì, gli ultimi venti metri per entrare nella scuola che affaccia sul parco.

Più avanti, in una sorta di arena-didattica, una ventina di ragazzi questionano con un profe, e dentro - appena varcata la soglia d’ingresso alla reception, proprio lì sulla destra, un altro gruppo di ragazzi delle elementari è a scuola di cooding, cominciano a capire la programmazione informatica.

Studenti delle superiori in visita al polo tecnologico - © www.giornaledibrescia.it
Studenti delle superiori in visita al polo tecnologico - © www.giornaledibrescia.it

Heilà: benvenuti al NOI Techpark di Bolzano/Bozen, uscita sud per chi viene dalle nostre Basse. Qui è un posto dove oggi lavorano circa 900 persone: aziende, startup, centri di ricerca; fra due anni saranno duemila perchè si aggiungerà l’università (cantiere in corso) e si amplieranno gli spazi per le aziende. Senza correre, mi spiegano: passo lento e costante del montanaro. Si voleva creare un ecosistema, un posto, un luogo unico dove aziende, startup, università e ricerca stessero insieme: sono le cose che si sentono, sono i sogni di tanti, gli inviti e le sollecitazioni di chi ha visto un po’ di mondo e constatato che la cosa funziona Qui l’anno fatta.

Sono partiti una quindicina d’anni fa, ci hanno messo circa 200 milioni e questo è il primo risultato. Dei 12 ettari di areadisponibil ne hanno edificati meno di tre. C’è spazio ampio per la crescita, ma la fregola immobiliare se ne sta fuori: gli spazi servono anzitutto per le aziende locali. Niente tutto e subito: aziende locali (con qualche eccezione) attive nel green, nel food, nel digitale e nell’automotion-automotive. C’è spazio per una riflessione aggiuntiva: i 200 milioni ovviamente potevano essere distribuiti alle imprese sotto forme varie.

Qui hanno cambiato politica: la Provincia super-autonoma bolzanina ci mette 200 milioni e conta di farli rientrare grazie alla crescita delle sue aziende. Più il loro fatturato cresce grazie a innovazione e ricerca più la Provincia ci guadagna: è la super-autonomia intelligente, bellezza! Che storia. Da scriverci un libro e farci un film.

Ricercatrici nell’ambito food-alimentazione mentre lavorano con lo «stomaco artificiale» - © www.giornaledibrescia.it
Ricercatrici nell’ambito food-alimentazione mentre lavorano con lo «stomaco artificiale» - © www.giornaledibrescia.it

In sintesi: dove adesso ci sta questa montagna di roba, ci stava (anni Trenta) una fabbrica di alluminio. La fascistizzazione del Südtirol imponeva investimenti pubblici e privati italiani importanti. C’è arrivata la Falck (siderurgia), la Lancia, e c’è arrivata la Montecatini (alluminio, per l’appunto, con la bauxite, materia prima, che arrivava dalla Puglia...). Ma, insomma, l’italianizzazione qualche costo lo comportava. E per fondere alluminio serviva l’energia elettrica qui abbondante: quella sola fabbrica si mangiava tanta energia quanta ne consuma oggi l’intero Südtirol.

Uffici, palazzine, sale mensa, la villa del direttore: stile affatto fascista, grande fascino invece dell’architettura razionalista. E oggi lo ritrovate quel fascino: ripulito, qua e là ritoccato, un po’ è stato ovviamente aggiunto ma continuano a sorprendere le enormi vetrate che danno luce e aria a chi lavora. Solo una nota: con gli interventi fatti sono riusciti ad avere la più alta certificazione green a livello mondiale.

Gli ambiti

Come detto, quattro ambiti d’interesse: green-ambiente (con comprensibile attenzione all’Alpine, ovvero a quel che interessa l’economia alpina), food-alimentazione, digitale e automotive-automazione.

Per dire, settore green 12 laboratori: energie rinnovabili, efficienza energetica, laboratori e camere di prova per moduli fotovoltaici, facciate multifunzionali e altro. Settore Alpine: dagli sport invernali, all’edilizia in alta quota, il simulatore (unico al mondo) «terraXcube» per climi estremi. Tutto disponibile per ricerca, test, prove. Altro settore, il food (17 laboratori): strategie biotecnologiche applicate ai processi di fermentazione riduzione dell’indice glicemico fino al miglioramento degli indici nutrizionali e delle proprietà funzionali.

Anche qui: aziende in proprio, centri di ricerca disponibili a servizio delle imprese della frutticoltura, enologia, di chi conserva e di chi fa nutraceutica Visitare un centro come il NOI non è solo un piacere. Per chi ha una qualche funzione pubblica è un obbligo, così come lo è per chi ha un’azienda. Un solo consiglio: munirsi di scarpe comode. Ed è tutto.

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