Alla fiera della vanità dove anche il lavoro diventa superficiale

Un’azienda è libera di scegliere tra un buon narratore e un professionista realmente capace, aspetti che molte volte possono anche coincidere
Persone al telefono - © www.giornaledibrescia.it
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Partiamo da un presupposto: presidiare i social al giorno d’oggi è quasi un obbligo per un’azienda, soprattutto per quelle persone che svolgono determinati ruoli, dal marketing alle risorse umane.

E se è vero che una strategia pensata può portare benefici in termini di business, anche per le micro e piccole imprese - si pensi al commercio al dettaglio o alla ristorazione -, il rischio di ipertrofia digitale è dietro l’angolo. Si prenda Linkedin, la piattaforma di Microsoft pensata in modo specifico per creare contatti e reti tra professionisti. Con oltre un miliardo di utenti in tutto il globo, risulta in molti casi anche uno strumento utilizzato dalle società ai fini della selezione del personale. Ebbene, già qui cominciano i problemi.

Se è vero che la web reputation deve essere un parametro da non tralasciare nella fase di valutazione di un candidato, fare delle sue informazioni online l’unico metro di giudizio delle capacità è fuorviante. Più o meno come è fuorviante un curriculum ben scritto e farcito di cariche e titoli. Perché in un momento storico in cui tutto è modificabile, nascondibile, in ogni caso malleabile, presentarsi agli altri per ciò che non si è o non si è fatto risulta estremamente semplice. Ecco quindi sorgere i guru del «recruitment», gli esperti dell’«hr», gli «skillati» e i maghi dello «storytelling».

Sia chiaro, ognuno è libero di fare del proprio tempo ciò che preferisce. Parimente però un’azienda è libera di scegliere tra un buon narratore e un professionista realmente capace, aspetti che molte volte possono anche coincidere. Per saperlo però, oltre ad autodichiarazioni cartacee e digitali, serve un franco e diretto confronto diretto. Magari faccia a faccia. Con buona pace dei test attitudinali e psicologici, delle pagine Linkedin e dei curricula da vetrina. Perché i lavoratori prima di essere tali sono donne e uomini.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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