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Aiutare i piccoli sulle vie del «green»: il caso Gefran

Nuovi orizzonti per il controllo della filiera
Il quartier generale della Gefran è a Provaglio d'Iseo - © www.giornaledibrescia.it
Il quartier generale della Gefran è a Provaglio d'Iseo - © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono stati i contratti d’area, le Reti d’impresa, i sostegni dei Distretti fino ad arrivare alla recentissima campagna «Io pago i fornitori». Negli anni, l’idea che non si potesse star bene da soli infischiandosene di quel che stava fuori dai cancelli della propria fabbrica, si è fatta strada. L’idea di fondo era (ed è) che, se stai in un sistema di imprese e fornitori a monte con clienti a valle, di riffa o di raffa capire e sapere cosa fanno e come stanno ti tocca.

Non per bontà, ma non foss’altro per sapere se chi ti deve dare della roba è (e sarà) in grado di dartela, di consegnartela nei modi e tempi dovuti. Addirittura, ve ne ricorderete, si è arrivati al «tasso di filiera» in anni nei quali il denaro costava più del niente che costa oggi. Insomma: ognuno stava padrone in casa propria ma con un occhio attento ai fornitori. Ripeto: non per bontà, ma per puro e magnifico egoismo: se non mi danno la merce neppure io riesco a consegnare.

Adesso altro passetto avanti: siccome il domani prossimo sarà solo se sostenibile, i gruppi più strutturati si stanno mettendo a posto ma sanno che dietro hanno fornitori che fanno molta fatica a fare quel che va fatto. E quindi - è il caso della Gefran di Provaglio - prendon per mano i loro fornitori, gli spiegano cosa sono i parametri Esg (Environmental, Social & Governance) che altro non sono che l’Abc della sostenibilità e che sempre più verranno esaminati dai clienti della Gefran e dagli investitori. E quindi bisogna mettersi in cordata: davanti i più strutturati e a seguire i più piccoli. Perchè, anche per loro, se il domani sarà dovrà essere Esg.

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