Incidente nautico, i genitori di Umberto chiedono 9 milioni

La richiesta è partita dall’Italia nei giorni scorsi. Nove milioni di euro. Tanto la famiglia di Umberto Garzarella ha chiesto come risarcimento all’assicurazione dei due tedeschi che la notte del 19 giugno scorso erano a bordo del motoscafo Riva che ha travolto il gozzo in legno sul quale erano fermi Greta Nedrotti, 25 anni, e appunto Umberto Garzarella che di anni ne aveva 37. Lui è morto sul colpo, lei sbalzata dalla barca ancora viva, finita in acqua con gravi traumi alle gambe e alla testa e poi deceduta per annegamento nelle acque del lago di Garda.
La richiesta di risarcimento è stata avanzata in chiave processuale, perché qualora i genitori del giovane dovessero trovare un’intesa economica con coloro che al momento sono sotto indagine, non si costituirebbero parte civile. «Una proposta di risarcimento decisamente eccessiva» è il commento registrato dalla Germania dove l’assicurazione potrebbe rispondere a breve chiedendo su quali parametri sia stata formulata la richiesta. Il riferimento è a quello che i periti assicurativi definiscono «capitale umano». Ovvero la valutazione alla base del calcolo e che tiene conto di alcuni aspetti specifici: l’età della vittima e quindi l’aspettativa di vita, la sua potenzialità di guadagno e la posizione sociale, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I genitori di Greta Nedrotti non hanno invece ancora deciso se avanzare una proposta di risarcimento e non si esclude che possano aspettare di costituirsi parte civile una volta in aula per l’inizio del processo.
La Guardia Costiera aveva ravvisato i reati di omissione di soccorso e di naufragio colposo, ipotesi quest’ultima che avrebbe fatto scattare immediatamente - e non a distanza di tempo come poi accaduto - l’arresto per chi per sua stessa ammissione era ai comandi del Riva.
Nella relazione la Guardia Costiera analizza il momento dell’impatto: «All’esito delle rilevanze di navigazione stimata, si evince che il Riva manteneva una velocità stimata di 20 nodi (poco più di 37 km orari contro al velocità di 0,2 nodi del gozzo dei bresciani) e tre volte superiore a quella prevista per la navigazione di notte che deve essere di 5 nodi. Subito dopo il salto causato dall’impatto con la piccola barca, nel riatterrare sullo specchio d’acqua - si legge agli atti - accostava leggermente a sinistra per poi riprendere la rotta per raggiungere l’ultimo punto di accostata prima di approcciarsi al cantiere Arcangeli».
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