Garda

«Forza Alex»: il mondo della vela fa il tifo per Carozzo

Il celebre velista, protagonista di diverse imprese negli oceani, è ricoverato a Desenzano dopo essere stato contagiato dal coronavirus
Alex Carozzo a bordo di Zentime - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alex Carozzo a bordo di Zentime - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Nel 1965 fu il primo italiano ad attraversare un oceano in barca a vela e in solitario andando da Tokyo a San Francisco: circa 5.500 miglia, di Oceano Pacifico. È una delle tante imprese di Alex Carozzo, genovese di nascita, veneziano, gardesano di adozione e che, come moltissimi altri, è in questi giorni impegnato, in un letto dell'Ospedale di Desenzano, nella battaglia contro il coronavirus

«Sta migliorando - ha detto il suo medico - e sogna già di tornare in mare». In quegli oceani che l'hanno visto protagonista fin da ragazzo. Alex Carozzo nasce a Genova nel 1932, ma da bambino la sua famiglia si trasferisce a Venezia, dopo frequenta l'Istituto Nautico. Alex si avvicina alla vela alla fine degli anni quaranta, frequentando la Compagnia della Vela di Venezia, ma non partecipa a corsi della scuola di navigazione a vela, imparando invece da autodidatta. Terminati gli studi del Nautico entra nella Marina Mercantile come ufficiale, a bordo di navi da carico e petroliere. Ed è a bordo di una di queste navi che costruisce il Golden Lion, una barca di legno e alluminio con cui, sbarcato dalla nave in Giappone, compie la traversata solitaria da Tokio a San Francisco che racconta nel suo «Qualsiasi oceano va bene» edito da Mursia. 

 

Alex Carozzo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alex Carozzo - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

Poi partecipa alle prime oceaniche in solitario a cominciare nel 1966 dalla Transpac da Los Angeles a Honolulu sul trimarano Tristar. Nel 1968 prende il via alla terza edizione della Ostar, la transatlantica in solitario, ma deve abbandonare: al largo delle Cornovaglia il suo catamarano di 16 metri San Giorgio urta una balenottera. Lui comunque non si arrende, recupera l'attrezzatura del catamarano, e arma un ketch di 20 metri, il Gancia Americano da lui disegnato. Sempre nel 1968 prende il via alla prima edizione della regata in solitario attorno al mondo, la Golden Globe, al fianco di miti come Bernard Moitessier e Robin Knox-Johnston. Ma anche questa volta è costretto ad abbandonare: un'ulcera lo mette ko e deve dirigere sul Portogallo dove viene operato d'urgenza. Sono solo le prime di una serie di navigazioni e regate oceaniche compreso l'Atlantico con un Topo, la tipica imbarcazione dell'Adriatico. 

Nel 1990 ripercorre la rotta di Colombo di 3800 miglia dalle Canarie a San Salvador a bordo di Zentime, una scialuppa di salvataggio di 6 metri recuperata dalla demolizione a Las Palmas e armata alla meglio e con cui naviga avendo soltanto un sestante e un fornello per cucinare. Un'avventura che racconta nel suo «Zentime Atlantico» edito da Nutrimenti. Alex Carozzo, che davvero non si è mai fermato divenendo punto di riferimento di generazioni di navigatori, nel 2016, a 84 anni si mette al ancora lavoro sul progetto di una spedizione, in solitaria, alle Galapagos con una barca di soli 9,6 metri. 

All'attività di scrittore alterna quale di attore. Nel 1989 fu uno dei protagonisti protagonista di «Nostos - Il Ritorno» del regista Franco Piavoli, rivisitazione del mito di Ulisse girato sul lago di Garda dove Carozzo (suo anche il progetto e la costruzione della barca usata nel film) abita da più di 40 anni. Dove, ne siamo certi, gli arriverà il «Forza Alex» di tutti gli appassionati di mare e di lago.

 

 

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