Garda

Bolle e prurito: la dermatite del bagnante è tornata

Registrati casi a Moniga, Manerba e San Felice. In presenza di forte allergia necessari gli antistaminici
I cartelli ricordano che è vietato dare da mangiare agli uccelli acquatici - Foto © www.giornaledibrescia.it
I cartelli ricordano che è vietato dare da mangiare agli uccelli acquatici - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Poteva l’estate 2021 dirsi esente dai bagni «a reazione avversa»? Certo che no. E così, con le spiagge affollate alla faccia del distanziamento, la torrida calura e il bisogno sempre più avvertito di un tuffo rigenerante, ecco comparire anche i primi casi di dermatite del bagnante. Con le precauzioni che sono sempre le stesse (ma ancora poco, se non per nulla attuate) esattamente come identici sono i sintomi: pruriti pazzeschi, bolle.

Dove? Per il momento casi accertati si sono registrati sul basso Garda: sulle spiagge di San Felice, di Manerba e pure di Moniga. I «soliti noti», dato che ogni anno di fatto in queste località di registrano episodi più o meno eclatanti di dermatite del bagnante, ma nessun paese può comunque dirsi «al sicuro».

Il fenomeno è tipico delle giornate più calde dell’estate e, va chiarito, nulla c’entra con l’inquinamento (le spiagge sono tutte balneabili): si scende in acqua e si risale pieni di bolle perché si entra in contatto con un parassita che colpisce gli uccelli acquatici (solo occasionalmente l’uomo), presente peraltro in tutti i laghi del mondo. Non tutti i bagnanti vengono colpiti allo stesso modo, ovviamente: la reazione allergica varia infatti a seconda della sensibilità individuale e si manifesta con prurito e vescicole, che possono anche comparire a qualche ora di distanza dal bagno. E, se non passa da sé con una doccia, si risolve applicando creme cortisoniche o, nei casi più seri, antistaminici per via orale.

Per risolvere il problema alla radice, invece, bisognerebbe cambiare atteggiamento: evitare di nutrire gli uccelli acquatici. Niente tozzi di pane a cigni e anatre, insomma, perché oltre a far loro del male (di certo non sono previsti panificati, patatine o qualsivoglia alimento umano nella loro dieta, in quanto animali selvatici), si incentiva anche la loro presenza nei luoghi più frequentati pure dagli esseri umani: le spiagge, appunto, tanto quanto i porti e le battigie in generale. Va a finire che là dove si fa il bagno volentieri, si concentrino anche cigni e papere a decine, con un incremento esponenziale della possibilità di entrare in contatto con il parassita che li riguarda. E il conseguente fastidiosissimo prurito. 

L’unica arma in mano ai Comuni rivieraschi per combattere il fenomeno è quella della sensibilizzazione: tutti, da Desenzano a salire, hanno vietato con apposite ordinanze di nutrire gli uccelli acquatici. Ordinanze praticamente sempre disattese, così come inosservati sembrano passare i numerosi cartelli che sono stati affissi, anche in più lingue, in quasi tutti i paesi del lago.

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