Garda

La dermatite del bagnante torna a colpire sul Garda

L’episodio al porto di Portese. Il problema è il solito: il cibo dato agli uccelli acquatici
I cartelli che vietano di dare cibo agli uccelli acquatici -© www.giornaledibrescia.it
I cartelli che vietano di dare cibo agli uccelli acquatici -© www.giornaledibrescia.it
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Estate atipica, quella del 2020. Ma non per la dermatite del bagnante, che torna a palesarsi sulle spiagge del Garda: la prima segnalazione d’estate (sicuramente destinata a non rimanere l’unica) arriva da San Felice, in particolare dalle spiagge del porto di Portese. A esserne vittime loro malgrado sono stati due bambini: due fratelli di 5 e 11 anni che hanno fatto il bagno proprio a Portese e sono usciti dall’acqua pieni di bolle.

La loro mamma li ha medicati, cercando di dare loro sollievo, e poi si è rivolta alle istituzioni, chiedendo in particolare più informazione e maggiori controlli.  Poco conta, però, che questo primo episodio di stagione si sia verificato a San Felice: la dermatite, infatti, colpisce là dove si concentrano gli uccelli acquatici. Stavolta è capitato lì, domani potrebbe capitare altrove, con la stessa pruriginosa modalità. Il problema infatti sono gli assembramenti. Stavolta non degli esseri umani, ma degli uccelli. Non a caso in tutti i Comuni rivieraschi sono in vigore ordinanze che vietano di dar loro da mangiare: trovare cibo «facile», oltre che dannoso per la loro stessa sopravvivenza, li spinge a radunarsi in un luogo piuttosto. E i porti, dove spesso si trovano anche bar e ristoranti con avventori prodighi di cibarie, sono tra i luoghi preferiti da anatre e cigni. Ats ha in più occasioni rassicurato: la dermatite è una reazione allergica a un parassita che colpisce gli uccelli acquatici e occasionalmente l’uomo.

Non è indice di inquinamento, e questo è attestato anche dalle ultime analisi effettuate dalla stessa Ats a San Felice: le acque sono risultate balneabili in tutti e quattro i punti di prelievo del paese, uno dei quali proprio nei pressi di Portese.

Che fare, dunque? L’unica soluzione è cercare di far digerire una norma che pare indigeribile: non si può dar da mangiare agli uccelli. E per questo San Felice, come gli altri Comuni del lago, si è attrezzato con cartelli multilingue per dissuadere dalla pratica, sta «martellando» sui social network e ha pubblicato sul sito istituzionale le modalità con cui si può prevenire la dermatite. Ora ha interessato la Regione, perché più di così il Comune da solo non può fare.

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