Economia

Vino, lo Sparviere clona le sue piante in Franciacorta

La cantina di Agricole Gussalli Beretta avvia un processo sui vigneti con almeno quarant’anni
In Franciacorta si producono 100mila bottiglie de Lo Sparviere - © www.giornaledibrescia.it
In Franciacorta si producono 100mila bottiglie de Lo Sparviere - © www.giornaledibrescia.it
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Lunga vita alla vite. Possibile però solo dopo averla clonata con un processo che può incominciare solamente se la pianta ha almeno quarant’anni. È la nuovissima strada sulla quale in Franciacorta si è avviata la cantina de «Lo Sparviere», una delle cinque che fanno parte di Agricole Gussalli Beretta: un processo di lavoro, quello della clonazione, avviato per dare continuità sui terreni di Monticelli ai vigneti più vecchi dell’allevamento Sylvoz (dal nome del loro inventore) tra i 2.500 ceppi presenti per ettaro. Obiettivo del progetto è «non disperdere il nostro patrimonio genetico facendo rivivere quella che è la nostra identità e la nostra storia» racconta la signora Monique Poncelet Gussalli Beretta, proprietaria de Lo Sparviere e tra le prime «Donne del vino bresciane».

Una tenuta la cui storia è legata a quella della famiglia dell’avvocato Franco Gussalli che conduceva da generazioni i terreni in Franciacorta, seppur con produzioni familiari, con una svolta imprenditoriale verso il mercato a partire dai primi anni Ottanta impressa dalla famiglia.

Il punto

Lo Sparviere nei conti delle Agricole pesa il 30% del fatturato di 4,2 milioni di euro, ricavi generati da cinque cantine da cui ogni anno escono 500.000 bottiglie di cui 100.000 dalla Franciacorta. Dopo un anno per tutti faticoso, il 2021 ha portato un recupero del 45% sui 30 ettari vitati a Chardonnay e Pinot Nero e condotti in agricoltura biologica fin dal 2013.

Storia innovativa quella dell'abbraccio tra natura e spazi aperti dalla scienza: invecchiando il vigneto non fa più il suo dovere come un tempo ed allora viene replicato attraverso un processo di selezione massale che consente di custodire il patrimonio genetico dei filari Sylvoz più antichi. Come? Si preleva un pezzo di legno per ogni vite selezionata, lo si fa analizzare in un laboratorio, nell’anno successivo si fa moltiplicare dal vivaio solamente il legno che è risultato sano per innestarlo quindi in una vite giovane da cui nasceranno le barbatelle che sono l’inizio di un nuovo futuro, la continuazione di una tradizione.

Un processo in cui è prevista la riproduzione di un intero vigneto, mantenendo la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà di vite e quindi le diverse caratteristiche fisiologiche e produttive della pianta. Le caratteristiche del terreno, il microclima in cui le piante saranno posate e la mano dell’uomo faranno il resto. Passaggi difficilmente attuabili solamente pochi anni fa, ma che oggi consentono la propagazione della vite, per via vegetativa, chiamata così perché permette la riproduzione di un intero vigneto, mantenendo la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà di vite.

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