Urso su Iveco: «Il Governo garantirà l’interesse nazionale»

«Iveco Group è una storica realtà dell’industria italiana. Con la separazione delle attività della difesa, intende focalizzarsi sul proprio core business: la produzione di veicoli commerciali leggeri medi e pesanti, di mezzi per il trasporto pubblico locale e di motori industriali». Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di un’audizione alle commissione Attività produttive e Lavoro della Camera, in merito all’acquisizione di Iveco da parte di Tata Motors.
«Si tratta di un settore che sta attraversando, a livello globale, una trasformazione profonda sul piano tecnologico e produttivo – ha aggiunto Urso –, in cui la capacità di innovare rappresenta un fattore decisivo di competitività a livello internazionale». Il ministro Urso ha ricordato che il gruppo «mantiene una presenza industriale a occupazionale di grande rilievo in Italia, con poli produttivi e centri di ricerca, che lo rendono un attore strategico per l’intera filiera nazionale dell’automotive e della componentistica».
Nell’audizione Urso ha rassicurato: «Il governo garantirà, attraverso gli strumenti a sua disposizione, il rispetto dell'interesse nazionale, vigilando affinché l'operazione si sviluppi nel pieno rispetto dei vincoli fissati».
Le reazioni
La garanzia di Urso non è bastata all’onorevole bresciano del Pd, Gian Antonio Girelli, che ha ribadito come «la cessione di Iveco a un gruppo extraeuropeo rappresenta un campanello d’allarme per il futuro del nostro sistema industriale e per la capacità dell’Italia di difendere i propri asset strategici. Iveco è uno degli ultimi grandi costruttori industriali italiani nel settore dell’automotive pesante».
Girelli è andato oltre chiedendo garanzie per lo stabilimento di Brescia. «È indispensabile che il governo garantisca che la sede di Brescia mantenga un ruolo strategico e che una parte della governance resti in Italia. È necessario tutelare i lavoratori e la filiera produttiva mentre le garanzie occupazionali appaiono limitate a un orizzonte di due anni».
«Chiediamo un piano industriale dettagliato – prosegue –, con impegni vincolanti e pluriennali su stabilimenti, livelli occupazionali e investimenti in ricerca e sviluppo, per proteggere l’indotto».
Sulla stessa linea anche i sindacati: «L’impegno sull'occupazione per due anni è totalmente insufficiente – dichiara Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Torino –. Serve una convocazione immediata del tavolo che coinvolga da subito i vertici di Tata Motors». «L'obiettivo – spiegano – deve essere la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e di attività strategiche per il nostro Paese».
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