Economia

Superbonus, in due anni a Brescia sono stati investiti oltre 4 miliardi

Lo dicono i dati elaborati dal Cresme per Ance Brescia. Ma le imprese sono in crisi di liquidità e chiedono di sbloccare i crediti
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IL SUPERBONUS VALE 4 MILIARDI
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Superbonus di gioie e di dolori. L’agevolazione edilizia più generosa della storia della Repubblica, entrata in vigore il 19 maggio 2020 - che grazie alla detrazione del 110% combinata alla cessione del credito prometteva l’efficientamento degli immobili a costo zero - nei due anni di effettiva operatività (ovvero il 2021 e il 2022) ha generato sul territorio bresciano investimenti per oltre 4 miliardi; 2,3 miliardi solo nel 2022, pari all’84% del totale impiegato per rinnovare gli edifici residenziali.

I dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare elaborati dal Cresme per Ance Brescia sono incontrovertibili: il Superbonus anche a Brescia è stato un successo senza precedenti per il mondo delle costruzioni, facendo da impulso all’economia e creando lavoro: si stima che nella sola provincia di Brescia l’edilizia fiscalmente agevolata abbia occupato lo scorso anno oltre 34mila addetti, 23mila diretti ai quali si sommano 11mila indiretti.

Gli investimenti edilizi negli anni

Il ruolino di marcia degli investimenti edilizi sostenuti da incentivi amplifica l’effetto 110%: dai 286 milioni del 2008, si passa ai 539 milioni del 2012, per poi balzare ai circa 800 milioni negli anni 2018, 2019, 2020. Quindi l’arrivo del Superbonus e il raddoppio nel 2021 a 1.923 milioni; fino alla cifra record di 2.300 milioni dello scorso anno.

Nel 2022 il valore della produzione delle costruzioni nella provincia di Brescia ha superato i livelli pre-crisi del 2007 e si è attestato 7.574 milioni di euro, contro i 6.185 del 2021. Si tratta di una crescita a valori correnti - secondo l’elaborazione di Ance Brescia - di 1.389 milioni, in crescita del 22,5%. Considerando però la variazione prezzi, in quantità il mercato è cresciuto dell’11,4%. Mentre nel 2021 la crescita rispetto al 2020 è stata del 28,6%.

Gli interventi

È una radiografia puntuale quella di Ance Brescia: il 67% del mercato delle costruzioni è reppresentato da interventi sul patrimonio esistente. Nel 2022 la principale attività è data dalla manutenzione ordinaria e straordinaria sul residenziale, l’edilizia non privata e le opere pubbliche (1,1 miliardi di manutenzione ordinaria e 3,9 miliardi di manutenzione straordinaria). Le nuove costruzioni residenziali valgono invece poco meno di 600 milioni. Per la manutenzione straordinaria del residenziale nel 2022 sono stati investiti 2,7 miliardi: di questi quasi l’84%, pari a 2,3 miliardi, sono dovuti a interventi realizzati grazie agli incentivi fiscali (il dato comprende tutti gli incentivi dal 50% al 110%).

Le previsioni

Gioie ma anche dolori: ogni sogno si può trasformare nel corso del tempo in un incubo. Rispetto alla sua prima versione originaria, la normativa del 110% è stata stato modificata ben 18 volte. Un po’ come giocare una partita di calcio e trovarsi ogni 5 minuti con un cambio delle regole. Modifiche sempre più restrittive, che hanno portato nel tempo a mettere in difficoltà imprese e cittadini.

I numeri del 2022 saranno difficilmente replicabili. Ne è convinto anche il presidente di Ance Brescia e vicepresidente nazionale di Ance con delega a Tecnologia e Innovazione, Massimo Angelo Deldossi: «Se non si sbloccano i crediti che riempiono i cassetti fiscali delle imprese è davvero difficile immaginare di fare meglio. Sebbene siamo coscienti che la manovra varata abbia dovuto fare i conti con risorse contingentate, resta il rammarico nel constatare che nulla è stato fatto per risolvere la drammatica crisi di liquidità del settore».

Per il presidente Deldossi le imprese sono allo stremo: «Dobbiamo subito intervenire per frenare l’emorragia di liquidità che rischia di farne fallire migliaia mettendo a repentaglio i lavori in corso, sia pubblici sia privati. Occorre prevedere subito una misura straordinaria che sia in grado di ridare fiato alle imprese e restituire la liquidità necessaria per continuare a portare avanti i lavori come una moratoria sul credito. Una misura che ha funzionato bene già in precedenza e che ha permesso di salvare centinaia di migliaia di imprese che altrimenti avrebbero chiuso».

Il nodo centrale resta l’apertura della cessione del credito. Uno sblocco potrebbe favorire una ripartenza del Superbonus anche se con una detrazione del 90%. E il 2023? «Nei mesi scorsi si riteneva che il 2023 avrebbe eguagliato o superato i numeri del 2022 - conclude il presidente Deldossi -. Oggi il realismo ci porta a prevedere un calo sensibile della mole di lavoro, nella più rosea delle previsioni vicina al 50%. Il valore degli interventi incentivati si ridurrebbe a un terzo degli importi raggiunti nel 2022, con soli 690 milioni di investimenti rispetto ai 2.300 dello scorso anno».

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