Economia

Saccone: «Brescia deve mantenere la rappresentanza in Banca d’Italia»

Angela Dessì
La richiesta del presidente camerale arriva in seguito alla decisione di chiudere la filiale cittadina
Roberto Saccone © www.giornaledibrescia.it
Roberto Saccone © www.giornaledibrescia.it
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Il presidente Saccone non usa giri di parole: Brescia deve mantenere una voce ed una rappresentanza in Banca d’Italia nonostante la prossima chiusura della sede di Corso Martiri della Libertà. «L’assenza di un Consiglio di reggenza “bresciano” capace di interpretare i dati e trasferire informazioni rappresenta per il Centro Studi di Banca d’Italia un limite forte» esordisce il leader dell’istituto camerale di via Einaudi in occasione dell’apertura della presentazione cittadina del Rapporto di Banca d’Italia sull’economia della Lombardia, in scena nell’auditorium della Camera di Commercio.

«Nel riprendere il dialogo con il direttore reggente – continua Roberto Saccone – abbiamo per questa ragione insistito sulla necessità di recuperare quella relazione ed auspicato che nel consiglio di reggenza di Milano che ha accentrato la funzione di Centro Studi, possa essere presente una rappresentanza qualificata del nostro territorio». Poi nel chiudere il suo intervento affonda: «Mi auguro vivamente che questa possibilità venga condivisa, e comunque voglio interpretare la volontà di questa presenza a Brescia come segnale di attenzione e di avvio di una collaborazione sotto nuove forme».

Le ragioni della chiusura

Inutile dire che il «monito» di Saccone non rimane inascoltato. Il direttore reggente della filiale provinciale, Stefano Filippi, parte proprio da qui per introdurre gli interventi tecnici, specificando che la chiusura di Brescia, «prevista per la metà del 2026», non nasce da un disegno «che premia certi territori e ne penalizza altri, in questo caso Brescia, le cui caratteristiche strutturali ne avrebbero invece giustificato il mantenimento».

Al contrario, prosegue innanzi alla platea, la decisione «si inserisce in una riforma ampia e complessiva che tenta di stare al passo con i tempi e con la domanda di servizi dei cittadini, tenendo conto di sistema bancario molto diversificato per effetto degli avanzamenti tecnologici e che ha come faro guida una gestione sempre più efficiente delle risorse».

Poi, fuor di microfono e a margine dell’evento, precisa. «La chiusura della sede di Brescia di Banca d’Italia matura in un contesto in cui, in Lombardia, siamo molto ben presidiati da Milano sui servizi e da Bergamo per i contanti, in quanto la sede orobica è stata dotata di macchinari che processano in modo automatico le banconote, un investimento che a Brescia non è stato fatto per problematiche legate alle caratteristiche dell’edificio ed alla logistica cittadina».

Prospettive

E in merito alla «provocazione» di Saccone prosegue: «Siamo assolutamente possibilisti. Il consiglio di reggenza di Milano ha un membro in scadenza ed il nostro intendimento è di coprirlo con un rappresentante della comunità bresciana, tenendo presente, però, che sarà poi il board della banca ad avere l’ultima parola ed eventualmente ad approvarlo». Intanto, resta confermato il piano che vedrebbe la chiusura, oltre alla filiale di Corso Martiri a Brescia, anche di quella di Livorno.

Nella sede bresciana, vale la pena di ricordarlo, sono impiegati 29 addetti e vengono assolte tre funzioni in particolare: la vigilanza sulle banche locali «minori» come CreLoVe e Banca S. Giulia; l’analisi della situazione economico sociale a livello territoriale attraverso un confronto periodico dei componenti del Consiglio di reggenza della sede locale e la gestione e il controllo di banconote e monete provenienti da diverse zone della Lombardia, funzione che ora verrà centralizzata proprio sulla gemella orobica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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