Economia

Rincari energia e materie prime, Brescia invia un piano a Roma

La Camera di Commercio invia a Governo e Regione le richieste del mondo economico locale: «Forti ripercussioni anche su lavoro»
Benzina alle stelle. Il settore trasporti è in ginocchio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Benzina alle stelle. Il settore trasporti è in ginocchio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il documento ha tutti i crismi dell’ufficialità, ma il linguaggio è senza fronzoli, esattamente come il messaggio (chiarissimo ed esplicito) inviato in plurima copia alla presidenza del Consiglio dei Ministri, ai vari Ministeri e - a scanso di equivoci - pure agli assessorati regionali: qui si rischia il disastro. Ma siccome lamentarsi non è una soluzione, ecco gli allegati: un piano in nove macro punti che riassume, in modo schematico e conciso, le richieste del mondo economico bresciano. Alias: le mosse necessarie per non chiudere, definitivamente, bottega.

La firma è quella della Camera di Commercio, la voce quella di tutte le associazioni di categoria di Brescia, «una delle capitali economiche e produttive a livello nazionale» tiene a sottolineare già nelle prime righe il presidente dell’ente camerale, Roberto Saccone.

Il quadro

La premessa è d’obbligo: le tensioni internazionali e il conflitto che sta logorando l’Ucraina e che ha introdotto le sanzioni contro la Russia hanno «certamente acuito il problema, ma non ne sono la causa» si legge nel documento stilato in collaborazione con il professor Claudio Teodori dell’Università degli Studi di Brescia. Tanto che si parla di «virus economico» che si è sostituito a quello sanitario. Gli esempi non mancano: i costi energetici e dei carburanti sono il cruccio di tutti i settori, così come un grattacapo non indifferente sono ormai costi e disponibilità delle materie prime. Su quest’ultimo fronte, il dato che emerge è da panico: un terzo delle piccole medie imprese, infatti, teme di dover sospendere l’attività per mancanza di approvvigionamenti o per via di una produzione che è ormai diventata antieconomica. Se poi si guarda al mondo agricolo, il 20% delle attività mette in dubbio la propria sopravvivenza di qui a un anno.

«In questo momento - spiega Saccone - è importante evitare di dare la sensazione di rincorrere provvedimenti estemporanei. L’intento del mondo economico bresciano è rappresentare le richieste che emergono da una delle province più produttive d’Italia, in un mix di interventi di natura contingente e di portata più strutturale, destinati a produrre effetti nel medio-lungo periodo». Non solo sussidi e misure salvagente nell’immediato dunque, ma anche una strategia che punti su ricerca e sviluppo nell’ottica di una nuova politica energetica.

I 9 punti delle richieste

Come fare? O, meglio: cosa serve per scongiurare il collasso? Il vademecum delle richieste è strutturato su nove mosse. E la prima invoca più chiarezza e informazioni. Sia rispetto ai dipendenti italiani che operano nei Paesi coinvolti nel conflitto, sia riguardo le imprese clienti e fornitrici. Il sistema Brescia auspica anche un carnet di misure di sostegno per chi opera sulle importazioni e sull’export. Non manca poi una nota sul tasto dolente dell’energia e dei carburanti: nel breve periodo - si chiarisce nel documento - servono misure di sostegno, ma si insiste per raggiungere l’indipendenza dalle forniture russe «attraverso la diversificazione perché, in caso contrario, il rischio dell’eccessiva dipendenza potrebbe riproporsi». Per quanto riguarda il settore trasporti - dove «la situazione appare particolarmente critica» (basta vedere lo sciopero dei tir) e dove le misure messe in campo finora sono bollate come «insufficienti» - secondo il sistema Brescia serve un credito d’imposta.

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Il quarto punto riguarda le imprese che operano con le pubbliche amministrazioni, edilizia in prima fila: queste «reclamano ristori adeguati a contrastare il caro materiali o procedure certe di revisione dei prezzi». Interventi mirati sono attesi anche sull’Iva «per sostenere i consumi e la domanda interna». E, ancora: moratoria sui debiti accompagnata da operazioni di ristrutturazione e rigenerazione con garanzie per l’accesso al credito. Mossa numero sette: assicurare l’importazione di materie fondamentali per l’industria (ghisa, rottame, ferroleghe) e per altri settori. «Appare importante - recita il dossier - «un attento monitoraggio sull’andamento dei prezzi delle materie prime più rilevanti per garantire la vigilanza contro interventi speculativi». E misure di sicurezza e di tutela per le associazioni di categoria di casa nostra sono necessarie anche e soprattutto per salvaguardare il lavoro. Tradotto: l’attivazione della cassa integrazione sul «modello Covid», senza vincoli, da utilizzare anche dalle imprese con elevati rapporti economici con la Russia.

Infine, la sollecitazione cardine per fare sì che non ci si trovi ciclicamente impaludati in questa coreografia dell’incertezza: incentivare la ricerca e lo sviluppo «al fine di ottenere, in funzione dei settori, minori consumi di fattori produttivi (acqua, energia) e maggiori rese o rentimenti». Parola alla politica.

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