Mazzotti: «Ricostruire in Ucraina si può, ma le aziende si muovano»

Il bresciano si occupa di consulenza alle imprese bresciane in Ucraina insieme alla socia Yelizabeta Malimon: «Serve programmare un piano specifico per essere pronti quando verrà firmata la pace»
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Ucraina, nuove opportunità economiche in vista
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L’inizio del nuovo anno sembra aver portato con sé un vento di cambiamento per quanto riguarda il contesto geopolitico europeo, e allora anche le zone attualmente coinvolte in un conflitto possono tornare ad essere attrattive per imprese ed investitori: «Io penso che la guerra non finirà prima dell’autunno-inverno prossimo, ma le aziende che vedono una possibilità imprenditoriale nella ricostruzione dell’Ucraina devono cominciare a muoversi per tempo». Questa l’opinione di Alessandro Mazzotti, titolare dell’impresa bresciana Prima Consulting srls, supportata anche dalla sua socia Yelizabeta Malimon.

«Io spero che la guerra finisca il prima possibile, ma secondo me si potrebbe anche trascinare fino alla primavera 2026. In ogni caso, un imprenditore interessato non può improvvisare la cosa dalla sera alla mattina, serve programmare un piano specifico per essere pronti quando verrà firmata la pace».

L’incontro

Alessandro è un tributarista bresciano che ha sempre lavorato con l’estero, Yelizaveta è un avvocato tributarista di Kiev e l’incontro tra i due è avvenuto quasi per caso: «Il mio rapporto con l’Ucraina è nato 10 anni fa quando ho conosciuto la mamma di Yelizaveta, che poi è diventata mia moglie. All’epoca lavoravo già con alcuni Paesi dell’est come consulente per le imprese che volevano aprire nuovi siti o spostare la produzione – ha spiegato il titolare dell’impresa con sede in via Della Volta 57 –, poi ho conosciuto anche Yelizaveta che lavorava come avvocato per un grosso studio legale di Kiev che faceva anche da advisor ad aziende internazionali e abbiamo cominciato a collaborare. Le sue conoscenze, la sua esperienza e le sue capacità mi hanno permesso di avere accesso ai sistemi burocratici e agli enti locali per dare l’assistenza fiscale e legale a chi voleva in qualche modo investire in Ucraina».

Il rapporto lavorativo

Il rapporto lavorativo che ha dato vita all’attuale Prima Consulting srls è nato tra il 2016 e 2017, quando la situazione era molto diversa da quella attuale: «Le problematiche per un’azienda bresciana all’epoca erano di doversi affidare ad un consulente locale per qualsiasi tipo di autorizzazione, di iter burocratico o di procedura – chiaramente all’interno di un sistema molto diverso da quello italiano e con un importante scoglio linguistico – proprio in questo Lisa (diminutivo italianizzato) è stata un grande partner grazie alla sua conoscenza approfondita del sistema e della burocrazia ucraina, oltre chiaramente alla conoscenza della lingua – una dote sviluppata prima per puro interesse personale, poi per poter comunicare con una nuova parte di famiglia a seguito del matrimonio di Alessandro con sua madre ed infine perfezionata per scopi lavorativi –. Le richieste, infatti, hanno continuato a crescere grazie alla capacità di interfacciarsi rapidamente con uffici ed enti ucraini e l’utilizzo costante di collaboratori bilingue».

Apertura verso l'estero

L’azienda bresciana di consulenza è riuscita a crescere anche grazie ad una certa apertura da parte dello Stato del presidente Zelensky: «A differenza di altri paesi dell’ex blocco sovietico è sempre stato un Paese proiettato verso l’Europa e soprattutto molto recettivo per quanto riguarda le imprese estere, in particolare tedesche e italiane – ha ricordato Alessandro e gli ha fatto eco anche Yelizaveta –. Sempre più clienti si sono rivolti a noi dal 2017 al 2022 proprio perché l’Ucraina è sempre stata molto aperta nei confronti degli investitori italiani, il made in Italy da noi è una garanzia di qualità».

Nel frattempo Yelizabeta ha scelto anche di trasferirsi in Italia nel 2019: «L’ho fatto per motivi personali, per avvicinarmi a mia madre che aveva scelto di vivere a Brescia, ma ha giovato anche al nostro lavoro – una scelta che non ebbe nulla a che vedere con la guerra scoppiata poi a febbraio 2022 –. Non avrei mai potuto immaginare che sarebbe arrivato, meno di 30 mesi dopo, un conflitto di questa portata a cambiare tutto».

Le conseguenze

Le conseguenze, dal punto di vista lavorativo sono state immediate: «Abbiamo dovuto interrompere la nostra attività, i contatti con i nostri partner ucraini sono rimasti invariati, ma la mole di lavoro è totalmente cambiata con una situazione di economia di guerra – ci ha spiegato Mazzotti –. In questi mesi abbiamo anche dovuto gestire i siti dei nostri clienti che sono stati costretti ad abbandonare il paese in fretta e furia». Al di là della situazione lavorativa, è stato un vero e proprio shock per la 33enne ucraina e la sua famiglia, che ha voluto subito mettersi a disposizione: «Abbiamo creato immediatamente un’associazione (Vittoria ODV) assieme ad altri ucraini per aiutare le donne e i bambini presenti a Brescia come rifugiati di guerra». Non solo: la signora Malimon ha anche collaborato con la Questura di Brescia come interprete e mediatrice nei processi di assistenza ai rifugiati.

Non sono mancati neanche i viaggi verso la sua terra natia, come ci ha raccontato Alessandro: «Lisa è stata in Ucraina diverse volte, anche due mesi fa, ma è ancora molto complesso muoversi per il Paese, per cui appena sarà possibile come prima cosa andremo a fare una valutazione di ciò che è rimasto e della situazione da cui ripartire». E mentre alcune aziende bresciane cominciano a programmare il loro eventuale ritorno in terra ucraina, alcuni ucraini giunti a Brescia come rifugiati di guerra hanno scelto il percorso inverso: «Da un anno stiamo facendo da consulenti anche per alcune imprese ucraine che hanno scelto di non pensare al ritorno – ha concluso Yelizaveta –, ma di spostare le loro attività a Brescia e di rimanere qui a vivere». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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