Prestiti, in media servono più di 21 stipendi per azzerare il debito

«Ventuno mesi e mezzo». No, non è la parodia di una tanto celebre quanto «scandalosa» pellicola della metà degli anni ’80, ma la proiezione di quanti mesi di stipendio servirebbero al bresciano medio per cancellare il debito residuo accumulato tra mutui e prestiti. Se, infatti, in Italia un consumatore tipo dovrebbe accantonare in media 17 mensilità di stipendio per cancellare il debito residuo, nella nostra provincia di mensilità ne servirebbero almeno 21. O appunto, per essere precisi, 21 e mezzo.
La ricerca
Il dato bresciano emerge dall’analisi del rapporto medio tra i salari e l’indebitamento della popolazione con crediti attivi elaborato dal Sole 24 Ore del Lunedì incrociando le retribuzioni provinciali lorde dei dipendenti italiani (a tempo pieno, suddivise in 13 mensilità, Istat 2023) e i valori della mappa del credito estratti da Crif a giugno 2025.
Il quadro che ne emerge è variegato, e spazia dalle 30 mensilità necessarie per estinguere il capitale della provincia di Rimini alle 13 di Biella e Frosinone, passando appunto anche per le 21,5 del territorio bresciano, passando – tra le province lombarde – anche per le 20,8 della provincia milanese, le 18 mensilità di Cremona e Pavia, le 21,1 di Bergamo e le 16,5 di Piacenza.
Differenze così marcate, evidenza il quotidiano di Confindustria, riflettono una geografia dell’indebitamento variabile, con l’esposizione media residua (cioè la somma dei finanziamenti attivi, ancora da rimborsare) più elevata, ad esempio, nei territori in cui i mutui sono maggiormente diffusi o i prezzi delle case sono più alti (ad esempio, in Trentino Alto Adige l’indebitamento medio raggiunge i 49.226 euro, in Lombardia si attesta a 40.294 euro, Milano è di 54.870, Bergamo 42.352, mentre per la provincia di Brescia il valore medio residuo del debito è di 40.642).
Il raffronto
Al contrario, i cittadini della Calabria risultano avere un debito medio pari a meno della metà di quel lo dei trentini o dei lombardi (19.292 euro), in virtù di prezzi delle case inferiori e di un peso dei mutui sotto la media (ad esempio, a Reggio Calabria rappresentano solo il 10% dei crediti attivi). Oltre alla diversa incidenza dei mutui, la mappa dell’indebitamento rispecchia anche la differente propensione a fare ricorso ai finanziamenti e la diversa capacità reddituale e di risparmio delle famiglie, senza dimenticare la tendenza ad allungare la permanenza nella casa dei genitori, la capacità di sostegno finanziario della cerchia familiare e la diversa intensità della ripresa economica sul territorio.
Se invece ci si sofferma sulla quota di popolazione maggiorenne con almeno un rapporto di credito attivo, la percentuale più elevata si incontra a Livorno (il 76,9% del totale) e resta superiore al 70% a Massa, Cagliari, Lodi, La Spezia, Pisa e Roma.
Brescia, anche in questo caso, si colloca nel mezzo della classifica con una percentuale del 56%: Bergamo è poco al di sotto, al 55%, mentre Milano sfiora il 62% e Sondrio chiude la classifica al 39,6%, seguita solo da Trento (36,6% e Bolzano (28,3%).
Il rapporto debito/reddito
Restando in Lombardia, Milano è senza dubbio la provincia che nella regione registra il rapporto debito/reddito più squilibrato, pari a 99,5%: Brescia arriva a 92,8% mentre Bergamo al 90,1 e Cremona a 85,9%. Il rapporto de Il Sole 24 Ore evidenzia anche che in Italia quasi metà delle compravendite residenziali è sostenuto da un mutuo e sono circa 6,5 milioni gli italiani con un contratto attivo.
Importi richiesti, età dei mutuatari, «loan to value» e tasso di interesse variano molto lungo lo stivale ma la Lombardia si distingue per la giovane età dei richiedenti di finanziamento: il 51,7% è Under 36.
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