Economia

Le banche a Brescia: in cinque anni chiusi 100 sportelli fisici

Il sistema si riorganizza alla luce dei servizi online Dal 2013 al 2018 impieghi alle imprese giù del 19,2%
BANCHE, 100 SPORTELLI IN MENO
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Meno sportelli «fisici» e riorganizzazione della rete, in favore dei canali telematici, incidendo così sulla flessibilità dell'organizzazione del lavoro; aumento del numero di funzionari impiegati in attività commerciali, consulenza specializzata, servizio alla clientela anche fuori sede; cala il numero di impiegati allo sportello negli uffici. Per contro sviluppo di relazioni diverse rispetto al passato con il cliente, con incontri anche «a domicilio» e basate sull'utilizzo di strumenti di comunicazione a distanza come posta elettronica e sms. 

Insomma, vecchio cassiere di banca addio, effetto della digitalizzazione che in poche stagioni sta stravolgendo i numeri del sistema bancario bresciano. E non solo. In un quinquennio (da giugno 2012 a giugno 2017) Brescia ha visto chiudere l'11,8% degli sportelli e solo negli ultimi 12 mesi (da giugno 2016 a giugno 2017) il 3,8% di agenzie è stata smantellata, fissando a 847 il numero delle agenzie ancora aperte (per adesso) in provincia, secondo valore (per quantità) in Lombardia con il 15%, dopo le 1630 agenzie di Milano.

I dati sono contenuti nel Rapporto Trimestrale dell'Associazione Bancaria Italiana a giugno di quest'anno. Impieghi e raccolta. Il Rapporto offre uno studio dettagliato sul rapporto tra banche e cittadini i cui aspetti principali riguardano impieghi e raccolta. La concessione di credito è sempre prudente: tra giugno 2013 e giugno 2018 gli impieghi totali in economia sono calati del 19,2% con un contributo del 3,1% tra giugno dello scorso anno e giugno 2018 quando, nella nostra provincia, sono stati allocati 48 miliardi contro i 49,6 dell'anno precedente.

Insomma prudenza nella concessione di credito soprattutto alle attività produttive cui, in un anno, a Brescia è venuto a mancare il 6,1% di impieghi: 29,3 miliardi a giugno di quest'anno contro 31,2 dell'anno precedente, mentre il calo degli impieghi alle attività produttive in cinque anni è stato del 17%. Meglio va il rapporto tra banca e famiglie consumatrici: in cinque anni gli affidamenti sono cresciuti dell'1% (da 12,5 miliardi a 12,7) mentre nell'ultimo anno c'è stata una flessione dello 0,3%.

Le previsioni di un aumento dei costi dei mutui e dei prestiti per le imprese - se lo spread rimarrà a oltre trecento punti - non sarà certo un incentivo alla ripresa degli affidamenti. Per effetto anche di un andamento dell'economia che ha passato alcuni anni molto buoni continuano a scendere le sofferenze che nell'ultimo anno sono diminuite del 37,7% passando da 5,5 a 3,4 miliardi di euro (da marzo 2012 a marzo 2017 l'aumento delle sofferenze bancarie in provincia era stato del 90,9%, a Bergamo del 108,5, a Mantova del 111% e in Brianza del 120,3%).

Migliora anche il tasso di decadimento (ovvero la percentuale di perdite sui crediti) che nell'ultimo anno è scesa dello 0,2%. Se per il mondo del credito la parola è prudenza, la stessa lo è anche per gli investitori che rimangono alla finestra a guardare: tassi bassi, spread che punta ogni giorno verso l'alto, azioni con corsi da lacrime e sangue fanno salire l'ammontare dei depositi che, in cinque anni, a Brescia sono aumentati del 34,7% e in un anno da giugno 2017 a giugno 2018 del 10,1% fissandosi a 35 miliardi: record del quinquennio. Il dato scorporato evidenzia 10,8 miliardi (+25,6% nell'ultimo anno) per le attività produttive e 22,5 miliardi con un aumento annuo del 4,7% per le famiglie consumatrici.

La digitalizzazione ha visto una crescita continua delle operazioni online; i pos (point of sales) in un anno hanno registrato uno sviluppo dei pagamenti online dell'11% ( da 38138 a 42323): come dire che ciascuno dei 970mila bresciani in un anno ha effettuato 22,9 operazioni. Crescita del 6 % in un anno e del 60% in cinque anni delle operazioni di home banking e dell'8,5% di quelle di phone banking.

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