Economia

L’aviaria torna a Brescia insieme all’incubo rimborsi

Il nuovo caso di Seniga, in un allevamento di tacchini, riaccende le preoccupazioni. I danni relativi al fermo aziendale del ’22 non sono stati ancora risarciti
Preoccupazione per il caso di aviaria nella Bassa - © www.giornaledibrescia.it
Preoccupazione per il caso di aviaria nella Bassa - © www.giornaledibrescia.it
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Con il nuovo caso di Seniga, in un allevamento di 34mila tacchini, torna l’influenza aviaria nella nostra provincia. Era un anno che non succedeva. Considerata l’alta virulenza del virus H5N1, purtroppo non sono esclusi altri casi di infezione.

In tutte le regioni del Nord Italia si registrano casi di positività a macchia di leopardo in molti allevamenti avicoli. E la specie più in difficoltà è certamente quella del tacchino, seppure a Lodi a farne le spese è stato recentemente un allevamento di fagiani.

Gli ultimi casi che avevano coinvolto la nostra provincia risalivano a più di un anno fa quando nel territorio di Isorella furono abbattuti quasi 60mila tacchini.

Rimborsi

Il focolaio di Seniga non è stato inaspettato: era questione di tempo, perché le migrazioni degli uccelli selvatici favoriscono la diffusione del virus. Non a caso, in questi mesi di monitoraggio, sono stati rinvenuti molti uccelli positivi all’aviaria. Di conseguenza gli allevatori sono in allarme anche perché i rimborsi per i danni diretti per l’abbattimento degli animali sono certi, ma non per quelli indiretti del fermo aziendale considerato che si stanno ancora aspettando quelli dell’aviaria del 2022.

In questi casi, il protocollo veterinario prevede l’abbattimento immediato degli animali presenti nell’allevamento risultato positivo e la creazione di una zona di protezione di tre chilometri e una di sorveglianza di dieci chilometri dall’allevamento colpito che con questo caso di Seniga coinvolgerà anche Alfianello, Milzano e Pralboino.

Quindi si tratta di misure straordinarie, ma necessarie per scongiurare una diffusione che potrebbe mettere a rischio l’economia di un settore importante come quello avicolo che nella nostra provincia vale oltre il 14% del valore di tutta l’agricoltura bresciana.

Soluzioni

Le organizzazioni agricole stanno monitorando la situazione con molta preoccupazione per il rischio molto forte di ricadere in un nuovo incubo epizootico, perché nonostante tutte le misure adottate di biosicurezza e i controlli l’aviaria è tornata a farsi viva. In questa fase è importante che non ci siano focolai secondari ma che l’aviaria resti circoscritta. Forse per il futuro, come richiedono da tempo Coldiretti e Confagricoltura, varrà la pena di seguire il precorso avviato in Francia dove si è iniziato a vaccinare le anatre contro l’influenza aviaria. C’è da comprendere però i costi di una siffatta operazione vaccinale, considerato che già oggi si stenta a trovare, dopo tre anni, le risorse economiche per gli opportuni rimborsi dei danni indiretti causati dal fermo dell’attività di allevamento.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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