«La tassa sui telefonini non è più dovuta»

Sarà forse colpa del patto di stabilità o, comunque, per la costante mancanza di fondi se cinque comuni bresciani sono ricorsi in Commissione tributaria per contestare il pagamento della tassa di concessione governativa (tcg) sui telefoni cellulari concessi in uso ai loro funzionari. Ed ora, grazie al loro reclamo, anche i privati cittadini potranno chiedere il rimborso di questa tassa «indebitamente» pagata negli anni.
Lo ribadisce una sentenza pronunciata dalla Commissione tributaria di Brescia (sezione seconda) depositata il 20 dicembre scorso. La tassa di concessione governativa era originariamente diretta alle società telefoniche, che dovevano pagarla per l'utilizzo delle frequenze. E il Governo italiano stabilì che doveva essere pagata da titolari di un contratto di abbonamento, in quanto il telefonino era considerato un «bene di lusso». La tcg è, seppur alcune telefoniche non la fanno più pagare promuovendola come un'offerta riservata all'utente, di 5,16 euro al mese per i privati cittadini e di 12,91 euro se il cellulare viene usato per «affari».
All'inizio dello scorso anno, la Commissione tributaria regionale del Veneto aveva già riconosciuto che a seguito dell'entrata in vigore del Nuovo codice delle telecomunicazioni la tcg «non è più prevista». Adesso lo confermano pure i «nostri» giudici tributari che nelle sentenze 151- 152-153-154-155/2/11 ribattono: «la tassa di concessione governativa in relazione all'impiego di telefoni cellulari non è più dovuta».
Per ora non esiste una forma di rimborso specifica. La domanda può essere presentata entro due anni dal pagamento. E siccome l'Agenzia delle Entrate non risponde, si dovranno aspettare 90 giorni e poi impugnare il «silenzio rifiuto» come hanno fatto i cinque comuni bresciani.
Erminio Bissolotti
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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