Economia

«Iveco, ora conta che vengano mantenuti gli accordi del 2020»

Lavoratori e sindacato non palesano delusione per la fine della trattativa con il gruppo cinese Faw
Iveco (archivio)
Iveco (archivio)
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Cinesi o no, quello che davvero conta è il rispetto dell’accordo sugli investimenti sottoscritto nel marzo 2020. Ne sono convinti - all’indomani della fumata nera tra CnhI e Faw - i segretari dei sindacati bresciani, ma anche una buona parte delle tute blu che ogni giorno varcano i cancelli di via Fiume. Sebbene in pochi abbiamo voglia di parlare, i metalmeccanici del sito bresciano non tradiscono grande delusione per la rottura della trattativa con il colosso asiatico, anzi.

Qualcuno si dice addirittura «contento» che il progetto non sia andato in porto.

«Meglio che Iveco sia rimasta e rimanga agli italiani» tuona una delle tute blu alle prese con il cambio turno, mentre un altro operaio indugia sulla necessità che CnhI «torni a guardare con determinazione al piano industriale concordato lo scorso marzo». Un nuovo scenario. Certo, non manca anche chi procede in una logica più pragmatica. «Considerato il momento di crisi che il mondo sta vivendo non credo si possa fare troppo i difficili - tira corto un altro operaio -: personalmente, ora per me la priorità è avere una prospettiva, e se CnhI non è in grado di garantirmela vanno bene anche altri». Che il rispetto degli accordi contenuti nell’accordo con i sindacati della primavera scorsa sia la priorità delle priorità è ribadito anche dai segretari territoriali.

«Prendiamo atto della fine di questa discussione tra CnhI e Faw, una discussione che peraltro ha riguardato quasi solo gli attori nazionali ed in una logica generale che non ci ha nemmeno consentito di vedere il piano industriale - dice Antonio Ghirardi, alla guida dei metalmeccanici bresciani della Fiom -.Ora l’unica cosa che si può fare è ri-azzerare tutto e tornare a guardare all’accordo del marzo scorso, che come noto prevedeva importanti investimenti sul sito cittadino, in particolare per quanto concerne l’elettrico».

Le reazioni. Sulla medesima lunghezza d’onda Alessandro Conti della Fismic, per il quale «l’importante è che i piani industriali e l’occupazioni vengano tutelati, ragion per cui tornare all’accordo di marzo 2020, che garantiva la continuità ma anche gli investimenti per il futuro, risulta la strategia da perseguire». E se anche per Stefano Olivari della Fim «quello che conta è che il gruppo mantenga il proprio impegno negli investimenti contenuti nell’accordo con Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl per dare una prospettiva strutturale ai lavoratori e alle lavoratrici di Iveco», il segretario della Uilm bresciana, Martino Amadio, si lascia andare a qualcosa di più.

«Se ogni cambiamento genera ansia, è con sollievo che accogliamo l’interruzione delle trattative per la cessione di Iveco - spiega -.Per noi resta essenziale la conferma degli investimenti comunicatici nel 2020. La prossima salita produttiva non solo è positiva, ma rafforza la convinzione che anche la parte "industrial" di Iveco rappresenti una realtà che rende grande tutta CnhI». Intanto, il segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile automotive Michele De Palma, ha chiesto la convocazione urgente di un tavolo presso il Mise. «Il tempo delle dichiarazioni alla stampa e del silenzio del tavolo istituzionale è finito - sintetizza -: chiediamo certezze per un settore strategico per il nostro Paese e per le lavoratrici e i lavoratori, con tutti gli strumenti a disposizione del Governo con le risorse del Recovery Fund per investire sulla filiera della produzione di mezzi per la mobilità del trasporto pubblico delle persone e del trasporto merci».

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