Galà dei Bilanci, la comunità come risposta al primato della forza
C’è chi impone e chi dialoga, chi pretende e chi chiede, chi prende e chi dà. E in un mondo urlato dove la guerra è tornata a essere una presenza percepita anche nella nostra realtà, la paura di non farcela è quanto mai possibile. Eppure la risposta a questa incertezza, a questa nuova geografia della contrapposizione, il territorio bresciano ce l’ha di fronte agli occhi.
Si cela in quello che la società è riuscita a costruire in termini «di relazioni, di capacità e di capitale umano, risiede in ciò che ha espresso realizzando percorsi comunitari, condivisi e solidali» secondo le parole del presidente dell’Editoriale Bresciana Pierpaolo Camadini pronunciate dal palco del Teatro Grande in occasione dell’undicesima edizione del Galà dei Bilanci, finale ideale delle celebrazioni del Giornale di Brescia per il suo 80esimo compleanno (rivedi qui la serata).
Proprio da questo luogo, dove è stata presentata l’analisi «Bilanci Brescia 2024» sulle prime mille aziende bresciane per fatturato curata dall’Università degli Studi insieme al GdB, è arrivato anche un invito, alla società e al tessuto economico, «affinché si rinnovi un patto comunitario come nel 1945, dopo la Seconda guerra mondiale».
Dove si va
Tante le sfide che Brescia, soprattutto sotto il profilo produttivo, è chiamata ad affrontare, «in primis quelle della ridotta dimensione aziendale e della poca rapidità nel prendere le decisioni» a detta di Claudio Teodori, docente di Economia aziendale della Statale e coordinatore del team di ricercatori che ha realizzato l’analisi insieme al giornalista del Giornale di Brescia Erminio Bissolotti (è acquistabile da oggi in edicola a 18 euro più il prezzo del quotidiano, al costo di 35 euro è invece sottoscrivibile l’abbonamento annuale al portale digitale). Sfide che hanno messo a dura prova le aziende, tant’è che nel 2024 fatturati e redditività sono calati.
«Nel momento in cui una azienda ha lo 0.2% di debito significa che il sistema non fa investimenti sull’impresa. I nostri primi quattro investitori sono americani – ha sottolineato l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini –, e nemmeno il quinto è italiano. Le grandi trasformazioni sulla sostenibilità le sta facendo l’Europa, e le imprese non sono sostenute: il sistema finanziario deve fare parte dell’ecosistema economico. La ricchezza, in Italia, c’è, e non va investita solo oltre confine».
«Eppure, oggi come ottant’anni fa, dietro alle difficoltà si cela la forza reattiva di lavoratori e di imprese – ha sottolineato la direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini –, affresco di una realtà economica che si trasforma, che costruisce, senza adagiarsi sugli allori».
Per costruire però serve «innovare, non una scelta ma una necessità» secondo il partner di Ey Marco Malaguti, affiancati da un sistema forte al fianco, «con la banca che gioca un ruolo centrale nel sostegno al territorio e all’imprenditoria» a detta di Paola Lecci, alla guida della Direzione regionale Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo, agendo «in modo efficace e rapido, per consentire quell’agilità a gran voce invocata» come evidenziato dal presidente dell’Ordine dei commercialisti e dei contabili di Brescia Severino Gritti.
Solo così quello «sviluppo equo che pensa all’altro, così come chiarito da Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio» ha ricordato il rettore dell’UniBs Francesco Castelli, si può trasformare in forza vivificatrice delle energie comuni. «In questo mondo si sente parlare di forza e bulli, di rapporti singoli e non di condivisione – ha aggiunto –. Eppure io credo ancora in un’agorà di libertà verso un bene comune». Libertà e bene comune che non sono perciò in contrasto ma in dialogo, nella società così come nell’economia, e che in scenari globali contraddistinti dalla ferocia e dalla forza sono i fari del cambiamento. Per tornare a raccontarci ancora una volta che la guerra è finita e che una «sera dei miracoli» è ancora possibile.
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