Economia

Il Pnrr dà la scossa alle comunità energetiche: Brescia al via

In cinque anni possono nascere 750 «Cer» nella provincia. In campo anche la Regione che stanzia 22 milioni
Il fotovoltaico è la principale fonte energetica delle Cer - © www.giornaledibrescia.it
Il fotovoltaico è la principale fonte energetica delle Cer - © www.giornaledibrescia.it
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Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) non sono più soltanto un’idea, ma una realtà che sta prendendo forma. La possibilità di produrre l’energia «a casa nostra» trova un supporto concreto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede finanziamenti specifici per favorire la diffusione delle modalità di autoproduzione e autoconsumo collettivo, come stabilito dalla normativa italiana in ottemperanza alle linee guida europee sulla transizione ecologica.

In sostanza, l’attivazione delle Cer potrà dare un contributo fondamentale al raggiungimento degli obiettivi europei di consumo di energia rinnovabile entro il 2030, fornendo oltretutto un paradigma di intervento scalabile e replicabile in vari contesti.

Con le Comunità energetiche, è vero, si è ancora ai primi passi: attualmente ne sono stimate al massimo una ventina, in Italia, ma il potenziale di sviluppo per gli anni a venire è enorme, soprattutto in un’epoca in cui è drammaticamente emersa l’esigenza di un’autonomia energetica, con il rincaro delle bollette, la carenza di materie prime. Si tratta di realtà ancora in fase sperimentale, al cui interno i cittadini non sono più solo consumatori, ma diventano essi stessi produttori (prosumers) e l’energia viene prodotta soltanto per il consumo effettivo, mentre l’eccesso può essere venduto.

Fonti rinnovabili

La Cer è definibile infatti come «un’organizzazione di cittadini, enti locali, attività commerciali o piccole e medie imprese che si alleano per dotarsi di impianti destinati a produrre energia da fonti rinnovabili, in prevalenza il fotovoltaico». Una formula di gestione dell’energia dal basso e a chilometro zero, che può essere applicata nei grandi centri e nei piccoli Comuni e borghi storici escludendo di fatto l’accesso solo alle aziende di grosse dimensioni, quindi business oriented.

Ma come può avvenire una simile alleanza, che possa costituire anche una risposta effettiva al problema non più procrastinabile, ed ormai riconosciuto come strutturale, della non autosufficienza energetica? Il passaggio più complesso sta proprio nelle regole attuative.

La Regione Lombardia si è dotata di un’apposita norma per promuovere la nascita delle Comunità energetiche, la legge 23 febbraio 2022 n. 2, la quale stabilisce che la Cer è un soggetto giuridico di diritto autonomo. Dal Pirellone è partita una lettera rivolta agli enti locali, dopo che con una deliberazione in giunta dell’11 aprile è stata approvata una pre-manifestazione d’interesse, con cui è stato proposto ai Comuni di fare da soggetti aggregatori delle comunità.

La scadenza

«Stiamo riscontrando grande interesse - afferma il consigliere regionale bresciano Gabriele Barucco, relatore della legge "Comunità energetiche rinnovabili" -; le amministrazioni comunali devono rispondere entro il 31 dicembre e da qui potranno emergere le prime comunità da finanziare».

Sempre a breve, riferisce Barucco, la Giunta indicherà criteri e tempi per l’attuazione del Centro di coordinamento, che sarà presumibilmente gestito da Aria (la centrale acquisti regionale), un po’ il perno dell’operazione, con triplice funzione: comunicativa, per informare i cittadini sui vantaggi dell’entrare nel network; formativa, in quanto dovranno essere assunte figure tecnico-giuridiche in grado di interloquire con le amministrazioni per la redazione dei primi studi fattibilità ed, infine, l’erogazione dei fondi, dove la Lombardia ha stanziato 22 milioni di euro per il biennio 2023-2024, con la prospettiva di ulteriori implementazioni.

Sono infine in itinere da parte del governo centrale i decreti legislativi 199 e 210, che saranno resi pubblici tra giugno e settembre, senza i quali non è possibile operare su cabina primaria rispetto al megawatt.

Intanto a Rudiano non si è perso tempo. È il primo paese della provincia, infatti, ad aver istituito una Comunità energetica, su iniziativa del sindaco Alfredo Bonetti, con l’obiettivo di soddisfare le necessità energetiche in tutto il territorio attraverso il modello dello scambio e dell’autoconsumo, nonché l’utilizzo di sistemi di accumulo. Ma nei prossimi cinque anni, sotto la spinta del Pnrr, potrebbero nascere fino a seimila Comunità energetiche, di cui ben 750 nel Bresciano.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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