Il Biomattone in canapa della Senini conquista New York e Dubai

La bio edilizia non è più un sogno e non è nemmeno solo qualcosa che arriverà in futuro. Il mattone isolante e traspirante composto da canapa e calce, capace di regolare l’umidità, creare comfort termico e acustico, e catturare l’anidride carbonica, è già realtà e sta attirando attenzioni da mezzo mondo, da New York a Dubai, ma anche Giappone, Australia e Svezia.
Protagonista della produzione del Biomattone è la Tecnocanapa di Montichiari, divisione dedicata alla bioedilizia della Senini, un’impresa storica monteclarense addetta alle forniture edili dal 1960, specializzata nella realizzazione di masselli autobloccanti. Come raccontato dal titolare Massimo Senini: «Il progetto è pionieristico a livello internazionale e non solo in Italia, e quindi attira attenzioni da tutte le latitudini. La settimana scorsa avevo in ufficio l’architetto indiano Bijoy Jain di New York, che vorrebbe usare il nostro Biomattone per il tamponamento e l’isolamento del primo grattacielo al mondo, in progettazione nella città della Grande mela. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho ricevuto una coppia di statunitensi del Michigan, e qualche giorno fa abbiamo spedito due container di Biomattoni a Dubai, dove la Khansaheb realizzerà un ufficio con pavimento Noai a base di terra cruda da mettere in mostra alla fiera della sostenibilità. In totale - continua Senini - nel mondo gli edifici composti anche dai mattoni green di Montichiari sono più di mille, e c’è pure un albergo a cinque stelle a Livigno».
La tecnologia
Qualche primo esempio si trova anche nella nostra provincia, dove si sono fatte due case a Padenghe del Garda e una a Rovato, non molto avendo sul territorio un’impresa che produce 100.000 mattoni l’anno, ma già un primo passo.
Il Biomattone realizzato a Brescia è costituito da canapa, calce e terra cruda, che si uniscono tra loro con un processo a freddo. L’elevato contenuto di silice del canapulo (la parte legnosa della pianta) e di magnesio nella calce innescano la «carbonatazione» del materiale e l’indurimento delle fibre. Una volta essiccato il composto diventa rigido, resistente e durevole senza perdere leggerezza ed elasticità. È ideale quindi per gli isolamenti, ma si sta già pensando anche a una tipologia che possa fare la sua parte nei muri portanti. Le strutture in cui viene inserito invece sono di legno, acciaio o cemento armato.

La sua ideazione si è fondata sulla volontà di garantire al mercato una soluzione in grado sia di alte prestazioni che di sostenibilità ambientale, ma anche di scalabilità, per conquistare davvero qualche fetta significativa di un mercato sempre ancorato alla tradizione. La particolarità più curiosa del biomattone è la sua capacità di catturare la CO2 e diventare un elemento attivo nella crescita di nuovi provvedimenti che mirano alla decarbonizzazione dell’edilizia, visto che ogni ettaro coltivato a canapa potrebbe assorbire fino a 15 tonnellate di anidride carbonica all’anno, e sempre in direzione sostenibilità, la sua coltivazione non richiederebbe l’uso di pesticidi o fertilizzanti.
La fornitura della canapa industriale invece arriva dai campi francesi, svedesi, lituani e rumeni, ma da recentissimo anche da un primo coltivatore italiano, per un totale di 10.000 metri cubi l’anno.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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