Economia

I redditi dei bresciani sono diminuiti nell'anno della pandemia

Il dato medio provinciale è di 21.703 euro, in calo rispetto al 2019. I comuni più benestanti sono sul lago di Garda: Padenghe al top
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IL COVID COLPISCE I REDDITI
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Il Covid presenta il conto. Ed è un conto salato. Nell’anno della pandemia i bresciani hanno perso quasi mezzo miliardo di euro, fiaccati dalle lunghe chiusure delle attività, lockdown e zone rosse. Ciascun contribuente ha visto la propria dichiarazione dei redditi più povera di oltre 350 euro, con il reddito imponibile complessivo passato da 19,2 a 18,7 miliardi di euro.

È l’amara fotografia scattata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che ieri ha diffuso i dati su 730 e dichiarazioni Iva presentate lo scorso anno per l’anno d’imposta 2020.

Il quadro nazionale mostra un calo del reddito complessivo di 19,4 miliardi di euro: la cifra dichiarata dagli italiani scende quindi a 865,1 miliardi di euro per un valore medio di 21.580 euro.

Brescia resta sopra la media nazionale, ma dopo il trend in crescita degli scorsi anni il Covid ha impoverito le dichiarazioni dei redditi. E non poteva essere altrimenti. Nella nostra provincia risultano 904.396 contribuenti. Ma non tutti, nel 2020, hanno avuto un reddito imponibile. Le persone che hanno pagato le imposte sul reddito scendono infatti a 863mila, quasi 8mila in meno rispetto al 2019. Il dato medio provinciale si attesta quindi a 21.703 euro, in netto calo rispetto all’ultimo anno pre-pandemia, quando si era sfondata quota 22mila. La discesa è stata dell’1,6%, più alta di quella nazionale (-1,1%).

I contribuenti

Gran parte delle dichiarazioni bresciane sono state presentate da lavoratori dipendenti (oltre 512mila, il 56,6% del totale): il cui reddito medio di questa categoria, nella nostra provinciale, sale a 21.848 euro, oltre mille euro in più rispetto al dato nazionale (20.720). I pensionati rappresentano invece un terzo dei contribuenti bresciani (301.597): in questo caso il reddito medio scende a 18.028 euro, una cifra inferiore alla media nazionale (18.650 euro). Il reddito medio più elevato si conferma quello da lavoro autonomo, 52.980 euro in Italia, 58.095 nel Bresciano («il reddito medio di imprenditori e lavoratori autonomi è calcolato con riferimento ai soli contribuenti che non dichiarano perdite» precisa il Mef).

Le tasse

L’imposta netta versata dai bresciani è stata di 3 miliardi e 615 milioni di euro, in picchiata di 175 milioni rispetto al 2019. Cala quindi anche l’addizionale Irpef pagata ai 205 Comuni bresciani, nel 2020 scesa a poco più di 96 milioni di euro, mentre quella regionale ha sfiorato i 250 milioni. Il bonus Irpef di 80 euro introdotto nel 2014 e poi portato a 100 nel luglio 2020 (con ulteriore detrazione) è andato a oltre 287mila bresciani, per un valore complessivo di 124,5 milioni di euro.

I comuni più ricchi sono sul Garda

Padenghe si conferma al top, mentre in montagna si concentrano i redditi più bassi. La mappa provinciale conferma la geografia della ricchezza già registrata nei precedenti report. Il panorama rimane variegato: il reddito imponibile medio oscilla dai 31.864 euro registrati a Padenghe sul Garda fino ai 15.373 di Tremosine. Ma, come per il pollo di Trilussa, la media spesso inganna: un terzo dei contribuenti di Padenghe dichiara meno di 15mila euro, mentre in 126 si spartiscono quasi 33 milioni di euro, vale a dire un reddito medio di oltre 260mila euro. Resta che il dato di Padenghe è circa il doppio rispetto a Tremosine, Tignale o Limone. Quest’ultimo è anche il Comune bresciano che ha visto il calo più marcato nei redditi medi, facendo segnare un meno 21%. Netto calo anche a Ome (-14%) e Tremosine (-12%). 

La geografia del benessere parte da Padenghe, unico centro con reddito medio che supera la soglia dei 30 mila euro, e poi si sposta a Cellatica (27.066 euro), Collebeato (26.913), Soiano del Lago (26.710), Gardone (25.708) e Desenzano (24.889). Brescia resta sopra la media provinciale e si piazza al settimo posto della classifica, anche se registra un calo dell’1,45%. Nella top ten anche Paratico (24.450 euro), Concesio (24.428) e Polpenazze (24.411). Seguono Monticelli, Gussago, Salò, San Felice e Rodengo. 
Non serve essere un geografo per leggere come, se si escludono Barghe, Lumezzane e Lodrino, le dichiarazioni più abbondanti si concentrano sui laghi, in città o verso la Franciacorta, quelle decisamente meno ricche sono in montagna.

Nella tabella delle variazioni percentuali rispetto al 2019 prevale il segno meno, registrato in ben 167 Comuni si 205. Ma ci sono anche 38 paesi dove il reddito imponibile è risultato in crescita nonostante il Covid. In alcuni casi, come a Capo di Ponte, si tratta di variazioni impercettibili (+0,03%, in pratica 7 euro); in altri casi più consistenti, come a Magasa, dove la crescita è stata del 6,6% anche se, in valori assoluti, i redditi dichiarati rimangono tra i più bassi della provincia, 16.245 euro.

Una contrazione nazionale

Le dichiarazioni dei redditi riflettono l’andamento macroeconomico nazionale: nel 2020, ricorda il Mef, il Pil «ha presentato una forte contrazione, del 7,8% in termini nominali e del 9,0% in termini reali». I contribuenti che hanno «assolto all’obbligo dichiarativo» sono in Italia sono stati 41,2 milioni, diminuito di oltre 345.000 soggetti (-0,8%) rispetto al 2019: 22,6 milioni coloro che hanno utilizzato il 730; 9 milioni hanno presentato il modello «Redditi Persone Fisiche», mentre i dati dei restanti 9,6 milioni di contribuenti, non tenuti a presentare direttamente la dichiarazione, sono stati acquisiti tramite il modello CU compilato dal sostituto d’imposta. Tutti i principali redditi medi accusano flessioni più o meno marcate: dal -11% dei redditi d’impresa al -8,6% da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente (-1,6%); fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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