Franciacorta, nel 2021 recuperati i volumi e i margini erosi dal Covid

Le performances dello scorso anno sono valse un brindisi già in più occasioni. Dal 2011 al 2021, il Franciacorta Docg ha quasi raddoppiato le vendite, passando da 11,6 a 20,3 milioni di bottiglie vendute. Prosit! Una crescita che lo scorso anno si è riflessa sul mercato interno (+28,4% rispetto al 2020) e su quello estero (+27,6%). Cin-cin!
Inoltre, i bilanci depositati recentemente dalle cantine obbligate pure a questo «adempimento» confermano che oltre ai volumi, le società del Franciacorta hanno migliorato anche la marginalità delle vendite. Salute!
Il quadro
I conti delle imprese rilevano una decisa accelerazione dei loro ricavi dopo la frenata registrata nel 2020 a causa del Coronavirus. Il fatturato delle diciassette etichette bresciane esaminate ammonta a 156,48 milioni di euro nel 2021 e segna una variazione positiva del 27,27% rispetto ai dodici mesi precedenti (allora pari a 122,95 milioni di euro), ammortizzando così anche il calo dei corrispettivi (-6,24%) registrato nel 2020, a causa appunto della pandemia e degli inevitabili lockdown che essa ha comportato. I dati delle vendite del Franciacorta assumono anche maggiore risalto se rapportati ad altri risultati ottenuti dalle «nostre» diciassette aziende.
Se i loro ricavi sono aumentati del 27,27% nell’ultimo anno, nello stesso arco temporale l’utile generato dalle «sorelle» del Franciacorta passa da 15,2 a 24,54 milioni, con uno spread di oltre 60 punti percentuali a confronto con il 2020. Non solo: l’incidenza dei loro utili sulle vendite è complessivamente migliorata dal 12,39 al 15,68%.
Vi sarebbero, insomma, molti altri pretesti per alzare i calici al cielo. In occasione del Vinitaly, la scorsa primavera, il presidente del Consorzio Franciacorta Silvano Brescianini ha svelato che l’andamento delle vendite stava mantenendo una tendenza al rialzo anche nella prima parte del 2022. Un dato, tuttavia, che oggi va immancabilmente a scontrarsi con il rincaro dei costi produttivi sostenuti dalle imprese: a partire da quelli relativi all’acquisto di bottiglie, etichette, tappi, bancali per lo stoccaggio e fino a quello dell’energia.
Già messo in conto, di conseguenza, l’eventuale sacrificio di qualche punto percentuale nella marginalità delle vendite, le cantine hanno avviato in anticipo la vendemmia 2022 con qualche timore sulla resa del raccolto. La siccittà di quest’estate lascerà il segno sulla produzione. Le bollicine bresciane, comunque, godono di un ottimo posizionamento sul mercato da potersi concedere anche un adeguamento dei prezzi di listino.
Nel dettaglio
La situazione resta anche per le aziende del Franciacorta contraddistinta da molte incertezze. Lo evidenzia il presidente della Guido Berlucchi, Paolo Ziliani nella Relazione sulla gestione allegata all’ultimo bilancio, che ha chiuso il 2021 con un monte ricavi di 49,5 milioni, un Mol di 5,96, un utile di 2,25 milioni e una Posizione finanziaria netta in costante miglioramento (da -22 a -16,9 milioni), peraltro avvalorata da un rafforzamento del Patrimonio netto da 88,2 a 90,78 milioni. Alla famiglia Ziliani fa riferimento anche l’Antica Cantina Fratta che lo scorso anno ha riscontrato una crescita delle vendite del 52,6% (da 2,8 a 4,27 milioni) e un utile di 624mila euro.
Notevoli anche i risultati ottenuti da Ca’ del Bosco: le vendite hanno compiuto un balzo del 29,5%, da 36,1 a 46,8 milioni. Il Margine operativo lordo sale a 18,5 milioni e vale il 39,5% del fatturato. Il risultato netto è positivo per 13,4 milioni. Anche Ca’ del Bosco vanta un consolidamento del Patrimonio netto, da 32 a 45,6 milioni e investimenti per oltre 5 milioni. «I primi due mesi dell’anno - scrive il presidente Maurizio Zanella nella Relazione sulla gestione - periodo tuttavia non rapresentativo per il mercato di riferimento, evidenziano un andamento delle spedizioni superiore rispetto all’esercizio precedente. Tuttavia si è in attesa degli sviluppi del conflitto in Ucraina, i cui effetti negativi potrebbero propagarsi nella situazione economica generale».
Timori condivisi da Francesca Moretti, alla guida dalla Contadi Castaldi. «A fine esercizio - scrive a margine del bilancio 2021 - si è registrato su tutti i mercati internazionali un incremento considerevole del costo delle materie prime e delle utenze energetiche, che proseguirà per tutto il 2022 e, se non sarà adeguatamente recuperato sui prezzi di vendita, causerà, per la nostra società, un’erosione della marginalità». Contadi Castaldi ha chiuso il 2021 con ricavi per 11,2 milioni e un utile di 1,6 milioni.
Una preoccupazione probabilmente sentita anche da Emanuele Rabotti, patron della Agricola Monte Rossa, che nel 2021 ha riportato una crescita del fatturato da 5,8 a 8,3 milioni e un altrettanto sensibile aumento dell’utile da 1,5 a 2,9 milioni, vantando un patrimonio netto di 22,2 milioni che copre abbondantemente il monte debiti, pari a 11,3 milioni.
«Per quanto riguarda le vendite - concorda il presidente della Barone Pizzini, Ugo Colombo -, abbiamo registrato nel secondo e terzo quadrimestre del 2021 un notevole incremento sia in quantità che in valore». Tradotto in numeri, i ricavi sono saliti da 4,6 a 7,1 milioni, e l’utile si è attestato a 873mila euro. «Nell’ultimo quadrimestre - non nasconde tuttavia l’imprenditore - abbiamo registrato notevoli aumenti dei costi energetici e delle materie prime per il confezionamento». Anche la Barone Pizzini comunque può vantarsi di una solida condizione patrimoniale e finanziaria.
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