Economia

Direttiva «case green»: cade l’obbligo di ristrutturazione degli edifici

A dicembre nuovo trilogo per la decisione finale. Deldossi (Ance): «Positivo il cambio di approccio»
Un cantiere edile - © www.giornaledibrescia.it
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Si scrive «flessibilità», si legge cambio di approccio. Il trilogo fiume di dieci ore tra Commissione, Consiglio e Parlamento che si è svolto il 12 ottobre ha gettato una nuova luce sull’Epbd, l’Energy performance building directive meglio nota come la direttiva sulle «case green».

Il testo approvato dall’Eurocamera a marzo 2023 prevedeva, come misura principale, che entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovessero rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi (2033) sarebbe stato obbligatorio passare invece alla classe D. Parallelamente ogni Stato membro avrebbe dovuto individuare il 15% degli edifici meno efficienti (in Italia 1,8 milioni secondo una stima), e assegnare loro la classe di prestazione energetica G. Il condizionale però è diventato il tempo verbale della norma.

Quali novità?

Dal trilogo infatti è uscito non tanto un testo stravolto quanto un metodo decisamente differente alla materia. Innanzitutto la riunione «non ha prodotto una decisione finale. I giochi sono rinviati a dicembre - spiega Massimo Angelo Deldossi, presidente di Ance Brescia -. Di positivo, e certo, c’è solo che è cambiato l’approccio essendo prevalso quello del Consiglio (e non quello del Parlamento ndr) più pragmatico e con maggiori spazi di manovra lasciati agli Stati membri, che dovranno garantire risultati (miglioramenti dell’efficienza dello stock edilizio) nei tempi stabiliti ma senza una roadmap puntuale, sebbene le milestone paiano essere 2030 e 2050». Perché il punto principale è proprio questo: Non ci sarà nessun obbligo diretto di ristrutturazione.

Sono però molti altri gli elementi che cambieranno: l’Attestato di prestazione energetica «non sarà più con classi uniche europee e resteranno i criteri nazionali - fanno sapere dal Collegio costruttori -. Parimente verranno rivisti gli obblighi di installazione del fotovoltaico sugli edifici esistenti: resterà l’obbligatorietà solo sugli edifici pubblici, e non su quelli residenziali, al di sopra di una certa dimensione. Qualche alleggerimento sarà anche previsto sull’installazione dei punti di ricarica elettrica negli edifici». Nessuna notizia invece su mutui green e sulle risorse per consentire la transizione.

Le reazioni

Come già si diceva però tutto è rimandato a dicembre al nuovo round del trilogo. Resta il fatto che a potersi dire contenti non sono solamente le associazioni di categoria (anche Confedilizia ha espresso soddisfazione per la svolta ndr) ma anche diversi Stati nazionali, in primis l’Italia. Esultano infatti le forze di maggioranza nostrane: «Ha perso l’ambientalismo ideologico e ha vinto il buonsenso, in quanto l’Europarlamento ha fatto retromarcia sulle sue posizioni più estremiste e irrealistiche, cancellando dal testo obblighi e tempistiche maggiormente contestate dagli Stati membri» ha dichiarato Isabella Tovaglieri, relatrice ombra per il gruppo Id sulla direttiva.

Diverso invece l’approccio di Patrizia Toia del gruppo Socialisti e democratici: «Non c’è stata nessuna novità rilevante né alcun cambio di rotta - le sue parole -. Abbiamo sempre detto che avremmo cercato di tenere insieme pragmatismo e ambizione. Questo è il risultato del lavoro delle tre istituzioni e non di una sola parte politica».

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