Dazi Usa del 107% sulla pasta, le pmi valutano la delocalizzazione

Di fronte ai dazi del 107%, tra i più alti mai imposti dagli Stati Uniti verso prodotti made in Italy, la tentazione per i pastifici italiani è quella di delocalizzare, provare l’avventura Oltreoceano nel tentativo di ridurre quello che rischia di trasformarsi in un impatto economico devastante.
E così c’è chi, come La Molisana, studia un «ventaglio di opzioni», dalla produzione del biologico, non ancora sottoposto a dazi, all’apertura di uno stabilimento negli Stati Uniti. Per questo nelle ultime ore si intensificano incontri, tavoli tecnici e riunioni con le aziende coinvolte, sotto il coordinamento del governo e, in particolare, dei ministri Tajani e Lollobrigida.
Europa in campo
Da Bruxelles arriva anche il sostegno dell’Unione Europea che si dice «pronta a intervenire se necessario». Quel che è certo, però, è che per oltre dieci pastifici italiani il futuro dell’export rischia di complicarsi, e non poco. La vendita oltre i confini nazionali, infatti, impatta sul 60% della produzione delle aziende italiane che, negli Usa, hanno il secondo mercato di riferimento, dopo quello tedesco.
A far discutere sono in particolare le procedure di dumping, contestazioni cioè sulla presunta concorrenza sleale grazie alla vendita dei prodotti a prezzi ribassati. Nel mirino, in particolare, proprio La Molisana che ha organizzato una conferenza stampa per difendersi dalle accuse di Washington. «La prima volta abbiamo ottenuto ’zero’, quindi il meglio della correttezza - ha spiegato l’ad Giuseppe Ferro - la seconda 1,6%. Questa volta abbiamo ottenuto il 91%, ma non è stato fatto un calcolo, la procedura ha infatti detto, cosa non assolutamente vera, che non siamo stati collaborativi».
E, come se non bastasse, sul tavolo dell’azienda di Campobasso è in arrivo il quarto procedimento. «Cercheremo di discutere con l’amministrazione americana perché - ha ribadito Ferro - con dazi al 107% per noi non è possibile lavorare».
La strategia
Da qui, dunque, il «ventaglio di opzioni»: dalla possibilità di un’apertura negli Stati Uniti, poi smussata in una nota inusualmente rilanciata dalla Farnesina, all’eventualità di spostarsi sul biologico, non ancora tassato. «Quel che è certo – ha puntualizzato Ferro – è che l’intenzione dell’azienda è quella di proseguire l’iter legale così come intrapreso». Parla di «un fulmine a ciel sereno», invece, Claudio Costantini, il neo-dg di Sgambaro, pastificio del Trevigiano coinvolto nei super-dazi. «Una stangata di queste dimensioni diventa insostenibile e quasi inverosimile», ha sottolineato.
Sullo sfondo dell’inevitabile polemica politica, l’Europa affida al suo responsabile per il commercio, Olof Gill, parole di sostegno all’Italia. «La Commissione europea, in stretto coordinamento con il governo italiano – afferma – sta collaborando con gli Stati Uniti sull’indagine» e «interverrà se necessario». «Questa – aggiunge – è un’indagine antidumping, pertanto esula dall’ambito della dichiarazione congiunta Ue- Usa» alla base dell’accordo raggiunto sui dazi al 15%.
La segretaria del Pd Elly Schlein accusa il governo Meloni di «resa» nei confronti di Trump il cui obiettivo, dice, è quello di «spingere alla delocalizzazione le nostre produzioni. Chissà se anche stavolta Meloni sceglierà il silenzio di fronte al ricatto». «Io credo - è la proposta di Giuseppe Conte - che sia giusto essere pronti a prendere soldi da extraprofitti energetici e delle banche».
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