I dazi di Trump, l’appello del sistema Brescia: «L’Europa reagisca»

«La minaccia dei dazi e di altri provvedimenti che il governo Trump si appresta a fare sono motivo di preoccupazione per noi. La Lombardia ha un export importante verso gli Stati Uniti e quindi sappiamo di avere di fronte delle grandi sfide anche a fronte di un momento non facile che l’industria sta vivendo». Sfide che Giuseppe Pasini deve affrontare ora da neoeletto presidente di Confindustria Lombardia, in uno dei momenti forse più complicati degli ultimi anni per il settore. «Credo – afferma – che qui serva molta Europa, ma sia necessario anche un impegno forte del governo italiano».
Una svolta protezionista quella del presidente Trump, già vista durante il suo primo mandato, che secondo Roberto Saccone, presidente della Camera di Commercio di Brescia, potrebbe avere anche un risvolto positivo per l’Unione europea: «Le scelte di Trump possono rappresentare uno stimolo al cambiamento – afferma Saccone –. Oggi più che mai l’Europa si rende conto di quanto non sia attrezzata per affrontare le politiche aggressive americane e quanto sia necessario, sulla scia del rapporto di Mario Draghi, aumentare la potenza economica della Ue trovando unità negli indirizzi delle politiche economiche dei paesi che la compongono».

Sulle intenzioni di Donald Trump, del resto, non ci sono più molti dubbi. L’avverbio usato dal presidente americano nel rispondere a chi gli chiedeva come si comporterà riguardo al Vecchio Continente, è alquanto esplicito: l’Europa sarà «assolutamente» oggetto di sanzioni, ha detto dopo aver firmato tre distinti ordini esecutivi imponendo dazi doganali del 25% su tutte le merci importate da Canada e Messico e del 10% su tutto l’import dalla Cina. Dal canto suo l’Europa afferma di essere «pronta a difendersi», anche se sul «come» non c’è chiarezza. «L’Europa – insiste Saccone – deve sviluppare una propria economia e quello che può fare per contrastare gli interessi di terzi dipende solo da lei».
Dello stesso avviso anche Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Lombardia, secondo cui «serve una risposta compatta, che di fatto in tanti ambiti l’Europa non sta più avendo. Sembra comunque – aggiunge Cordua – che stia capendo quanto sia necessario oggi essere un player unico a livello globale».
Di «compattezza» parla anche Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, secondo cui «l’Europa deve smetterla di giocare in difesa». La minaccia di imporre dazi da parte di Trump, secondo Prandini ha un secondo fine: «Il presidente americano oggi vuole un riequilibrio sulla spesa militare e vuole che l'Europa inizi ad investire in modo serio in questo settore. È chiaro che ad avvantaggiarsene sarà l’America, con la fornitura di tutto quanto necessario per implementare la difesa dei Paesi che compongono l'Europa». Quanto ai settori che rischiano di più, secondo Saccone «al momento, essendo solo voci e minacce, è difficile dire i dazi chi andranno a colpire. Di certo, come ogni forma di protezionismo, saranno un danno per gli americani stessi».
L’agroalimentare è un settore che guarda con attenzione gli sviluppi della politica americana. Nel 2024 sono state esportate negli Stati Uniti 220mila forme di Grana Padano: «Siamo preoccupati – ha detto Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Tutela Grana Padano – ma abbiamo fiducia nella capacità di mediazione del governo italiano, visti anche i primi segnali usciti dai recenti e ripetuti incontri tra la premier Meloni ed il presidente Trump».
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