D'accordo: un po' d'intelligenza, ma non solo artificiale

Guarda guarda: sull'intelligenza artificiale adesso ci si guarda intorno, si fa la classica smorfietta, timido allargare di braccia. Non è prognosi riservata ma è certo un momento di riflessione. Quel che pareva la grande taumaturga ha, perlomeno, ancora bisogno di un bel po' di rodaggio.
Mi veniva in mente 'sta considerazione leggendo, con qualche ritardo, quel che Ford e Volkswagen hanno detto a proposito della joint venture (congelata) che avevano messo in piedi per realizzare quella che chiamiamo auto intelligente e quindi lasciando a casa i circa 2 mila tecnici ingaggiati. «Per arrivare alla profittabilità c'è ancora molta strada da fare», ha commentato John Lawler, capo della finanza della Ford. Per adesso, dunque, tutto in frigo se non in freezer. Ne riparleremo, certamente, ma non con quell'ansia o attesa (a seconda dei punti di vista) che attorno alla novità (potente, intendiamoci) si era creata. Ad oggi, dunque, il livello dell'AI resta quello di una «statistica sofisticata»: enormi quantità di dati immessi e capacità di elaborazione annessa. Se scrivi ciao sulla tastiera dell'iPhone è facile che la parola successiva sia mamma, così recita la statistica. E quindi il suggeritore automatico ti inserisce mamma. Tutto qua: potente, potentissimo, ma l'intelligenza per come la intendo io (noi) è un'altra cosa.
Non che sia scettico sull'AI, ma il sapere che per la profittabilità c'è tempo in qualche modo conforta perchè lascia intendere spazi di mercato e tempo aggiuntivi. Per dire, in buona sostanza, che se qualcuno pensa di abbassare le braccia, di stendersi sul divano perchè tanto c'è l'AI, semplicemente sbaglia a disarmarsi.
Spazio all'intelligenza umana
E riflettendo sui gelati vedo che analoga situazione in molti paesi c'è per altri settori del commercio: per l'abbigliamento, le scarpe, le ferramenta. Settori che avrebbero necessità di qualcuno che mette una qualche forma di innovazione senza pensare che «ormai ci sono i grandi marchi» e poi c'è Amazon... Sì, ci sono, ma non possono coprire tutto il mondo. Il marketing, l'idea di marketing spesso nasce in modo banale, poi bisogna lavorarci ma almeno elaborare qualcosa, intuire qualche possibilità, non rassegnarsi all'ormai c'è tutto. Tutto un corno.
Airbnb è nata da tre ragazzotti più o meno quindici anni fa che avevano affittato un materasso gonfiabile a chi passava da San Francisco. Hanno intuito poi le possibilità della condivisione della casa, non si son detti... «eh, ma con tutti gli alberghi che ci sono...». Certo poi hanno utilizzato le nuove tecnologie, ma l'idea primigenia l'hanno avuta in tuta o in pigiama. Poi ci hanno lavorato. Adesso Airbnb vale 58 miliardi. Ma, al di là dei miliardi, conta l'idea e la voglia - la voglia - di fare qualcosa.
Dimenticavo: buon anno.
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