La scure Usa sull’India per il petrolio russo: imposti dazi al 50%

Donald Trump dà seguito alla sua promessa e colpisce l’India con dazi al 50%, facendole scontare i suoi continui acquisti di petrolio russo. La mossa ha come obiettivo quello di indebolire la macchina da guerra russa contro l’Ucraina ma, secondo gli analisti, raggiunge l’obiettivo opposto: oltre a infliggere un duro colpo ai rapporti fra Washington e New Delhi, l’iniziativa rappresenta una vittoria per Mosca ma anche per Pechino. Indebolendo l’asse con l’India, Trump infatti mette in difficoltà il Paese su cui poteva contare per porre un argine all’ascesa cinese in Asia e avvicina il premier Narendra Modi al presidente Xi Jinping. Per la prima volta in più di sette anni, Modi visiterà nei prossimi giorni la Cina in occasione del vertice Shanghai Cooperation Organization, al quale è atteso anche Vladimir Putin.
Il summit, per gli osservatori, è una prova di solidarietà e sostegno diplomatico del sud globale alla Russia, divenuta paria in occidente con la guerra in Ucraina. Il riavvicinamento fra Pechino e New Delhi, due superpotenze economiche, rischia di danneggiare gli Usa e le sue aziende che le hanno scelte come loro hub produttivi. Con l’entrata in vigore dei dazi al 50% – un 25% per le tariffe reciproche e un altro 25% per gli acquisti di petrolio russo – l’India risulta uno dei Paesi più colpiti dalla scure di Trump insieme a Brasile e Cina. A differenza di New Delhi, Pechino non è stata finora colpita da tariffe punitive per i suoi acquisti di petrolio russo. E questo probabilmente perché ha una maggiore leva economica sugli Stati Uniti, che dipendono dai suoi metalli essenziali raffinati e dalle sue terre rare.
Tensione
Al momento nei rapporti tesi fra Washington e New Delhi non si intravede una schiarita all’orizzonte: Modi non avrebbe contattato Trump prima dell’entrata in vigore della stretta temendo che il tycoon cercasse di spuntare concessioni dell’ultimo minuto. È improbabile che Modi si pieghi a quello che molti in India ritengono un «ricatto» americano: farlo gli costerebbe caro a livello politico nazionale. Più probabile che continui a rafforzare l’asse con i Brics come alternativa al sistema a stelle e strisce consapevole che, anche di fronte alle minacce di Trump, il blocco è ora una potenza con la quale Washington deve fare i conti. Il vero vincitore dello scontro fra gli Stati Uniti e l’India – osservano in molti – è però Putin.
Lo zar ha spuntato un incontro in Alaska con Trump tornando sul palcoscenico mondiale senza essere costretto a un cessate il fuoco in Ucraina ed evitando le sanzioni americane, sventolate più volte dal tycoon ma rimaste sulla carta. Ora incassa anche il deterioramento dei rapporti fra Washington e New Delhi e il proseguire degli acquisti del suo petrolio da parte dell’India. Un trionfo per il Cremlino.
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