Economia

Crediti deteriorati, l'industria bresciana è in ottima salute

A marzo 2022 gli Npl si attestano a 112 milioni di euro, ai minimi storici, cifra che pesa per lo 0,9% dul totale dei prestiti
Il rapporto Booklet Economia è stato realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il rapporto Booklet Economia è stato realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Sotto il punto di vista finanziario l’industria bresciana è in ottima salute anzi, brilla. A testimoniarlo è la quattordicesima edizione del Booklet Economia, documento realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia, che testimonia come a marzo 2022 i crediti deteriorati, i Non Performing Loans (Npl), si siano attestati a 112 milioni di euro, ai minimi storici.

Se si tiene conto della progressione storica si nota infatti come nello stesso periodo del 2021 le sofferenze dell’industria nostrana fossero pari a 236 milioni, cifra che nel settembre 2019 era addirittura 348 milioni. 

Un altro elemento che connota i primi mesi del 2022 riguarda il tasso annualizzato di ingresso in sofferenza, indicatore che descrive la velocità di formazione delle nuove sofferenze in rapporto ai prestiti. Il Bresciano si attesta allo 0,9% del totale dei prestiti erogati (12,3 miliardi di euro a marzo 2022), meglio del dato lombardo (1,5%) e di quello nazionale (2%).

«La qualità del credito si mantiene buona e non si assiste, almeno per il momento, al deterioramento da più parti temuto, sulla scia della crisi vissuta nel 2020 – commenta Paolo Streparava, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco –. Per il prossimo futuro tuttavia non mancano gli elementi di preoccupazione: la normalizzazione della politica monetaria della BCE, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo, che porta con sé un rialzo dei tassi di interesse, il “phase out” delle misure di sostegno a suo tempo approvate e l’inasprimento del contesto operativo, con le quotazioni degli input energetici ai massimi storici, rischiano di frenare l’accesso al credito e, al contempo di peggiorare, la sua qualità, per quanto riguarda imprese e famiglie».

Secondo l’analisi la discesa delle sofferenze sarebbe favorita dalla buona capacità di ripresa del sistema economico industriale dopo il lockdown dei primi mesi del 2020, a cui si unisce il consistente supporto fornito durante la pandemia da parte dello Stato, grazie a una serie di strumenti volti a sostenere l’accesso al credito.

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