Economia

Confindustria, i giovani imprenditori: «In un’era di grandi mutamenti fare squadra fa la differenza»

Ieri si è tenuta a Brescia l'assemblea presieduta da Anna Tripoli. Tra gli ospiti Claudio Ranieri e Pasquale Gravina
GIOVANI IMPRENDITORI: "DA ZERO A CENTO"
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L’imprenditore da solo non va da nessuna parte, soprattutto in un’era di inedite sfide e di grandi mutamenti. E quale modello migliore dell’attività sportiva per comprendere che «fare squadra» non solo fa la differenza, ma è la condicio sine qua non per ogni storia di successo? Un messaggio cristallino negli speech motivazionali di Claudio Ranieri e Pasquale Gravina, ospiti all’assemblea dei Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia «Da zero a 100. L’impresa di ieri, oggi, domani», moderato dall’imprenditore e youtuber Marcello Ascani e introdotto dalla presidente Anna Tripoli, che ha osservato: «Contiamo con questa assemblea di portarci a casa qualcosa di illuminante per fare meglio quel che facciamo ogni giorno e per tracciare una direzione del fare impresa».

«Il mio contributo - ha detto Ranieri, celebre allenatore di calcio - consiste nell’aiutare i giovani a capire come il team building sia fondamentale nell’impresa, così come nel calcio, dove non conta solo chi è in campo, ma chi sta in panchina, lo staff medico, i media e tutti coloro che ruotano attorno. È la forza che consente di navigare tanto nelle acque calme quanto nel mare agitato».

Bisogna «pensarsi al plurale», e non più in senso individuale. Lo sottolinea Pasquale Gravina, ex pallavolista della Nazionale Italiana ed attualmente strategic selling director Gi Group Holding: «Lavoro in una multinazionale di servizi, ma ho un passato importante nello sport di alto livello. Bisogna saper fare sistema e vivere il cambiamento come un’opportunità e parte integrante di ogni organizzazione; la stabilità, in un mercato competitivo, è un’illusione».

Il punto

Al centro dell’incontro, quindi, un confronto sull’impresa di ieri e di oggi, tra realtà familiari di lungo corso e aziende nate «da zero», ma capaci di crescere in breve tempo e di consolidare il proprio ruolo nel tessuto economico nazionale. Fanno scuola, le storie bresciane di Giuseppe Pasini, presidente Feralpi Group (oltre 1.800 dipendenti, 2 mld di fatturato), Gabriella Pasotti, presidente Leonessa Group (400 dipendenti, una filiale produttiva in Cina e una commerciale negli Usa) e Giampaolo Dallara, presidente Gruppo Dallara, che hanno animato la prima tavola rotonda seguita dagli interventi di Irina Mella Burlacu, fondatrice e ceo Vita International, Vittoria Zanetti, ceo Circularity e Camilla Colucci, co-founder & executive director Poke House. «Il valore del lavoro e il piacere del lavoro è la ragione di vita». «Questo - racconta Pasotti - il motto che mio padre, fondatore nel 1954 di un’azienda di ruote e assali per macchine agricole, fece incidere. Io, che dovevo fare la maestra, sono partita da zero e arrivata a 100. Ai giovani vorrei comunicare la passione, dire loro di saper ascoltare, di osare e non abbattersi mai».

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Pasini, «l’università» l’ha fatta tra le mura dell’azienda: «Dopo aver perso mio padre, giovanissimo, ho imparato lì come si faceva l'acciaio, parlando tutti i giorni con i capi reparto. Avere soci, familiari, colleghi che mi hanno dato una mano è stato determinante. Ritengo che l'imprenditore debba essere coerente, rispetto alle decisioni da portare avanti e saper fare anche un passo indietro nel momento in cui intravede troppi rischi». Anche Dallara si avvicinò molto presto alla dimensione d'impresa, nella fattispecie dell'automobilismo ad alte prestazioni: «Siamo in 700 adesso, costruiamo 10 tipi di vetture da corsa e ci prepariamo alle rivoluzioni che verranno. Dobbiamo prestare grande attenzione al cambiamento, saper sconvolgere se il caso il proprio know-how e mai adagiarsi sugli allori».

Le conclusioni a Francesco Franceschetti, vicepresidente Confindustria: «Sono stato a mia volta presidente dei Giovani nel 2005-2009 e un analogismo è inevitabile. Molte cose sono cambiate, a partire dalla comunicazione: allora cominciavamo a parlare di social network, ora tutto si gioca nel digitale. Questo non vuol dire, però, che debba mancare il rapporto umano e il contatto, sempre essenziale, nell'associazionismo e nell'impresa». Insomma correre sempre insieme, per la squadra.

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