Economia

Con l’inflazione al 5,8% Brescia è meno cara ma intanto s’intaccano i risparmi in banca

Nei primi mesi dell’anno i depositi bancari pro capite delle famiglie sono diminuiti del 4,3%
Banconote (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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A fine 2022 i depositi bancari delle famiglie e delle imprese bresciane valevano complessivamente 38 miliardi di euro: un dato, registrato dalla Banca d’Italia, che consentiva di parlare di aumento rispetto al 2021 e soprattutto al 2019, l’anno prima della pandemia che ha bloccato i consumi e indotto gli italiani a risparmiare nella prospettiva di un futuro incerto. Ora, però, questa tendenza risulta invertita.

L’andamento dei depositi bancari, in questo caso relativo alle sole famiglie consumatrici e calcolato pro capite dal Sole 24 Ore sui dati aggiornati di Bankitalia, dice che nei primi quattro mesi del 2023 gli italiani hanno intaccato proprio i risparmi del periodo dell’emergenza sanitaria per oltre 25 miliardi di euro, che superano i 30 miliardi se il confronto avviene con la fine di aprile dell’anno scorso. E i bresciani non fanno eccezione: a fine aprile, nella nostra provincia i depositi bancari pro capite erano pari a 21.740 euro, il 4,3% in meno rispetto all’anno precedente nello stesso periodo (quando erano pari a 22.716,82 euro).

Nella classifica relativa al trend dei depositi, guidata da Asti (-8,9%), Biella (-7,4%) e Rimini (-6,9%), Brescia si trova così al sedicesimo posto, preceduta da province come Milano (sesta), Bergamo (decima), Mantova (quattordicesima) e Cremona (quindicesima); e rientra tra le 41 (su 107) in cui la diminuzione dei depositi bancari è superiore alla media nazionale del -2,6% (18.755 euro è invece la media dei depositi degli italiani).

I motivi

L’inversione di tendenza dipende certo dalle scelte d’investimento delle famiglie (l’Italia e non solo sta uscendo da una situazione di accumulo di liquidità durata oltre un decennio); ma anche dall’erosione della liquidità dovuta all’inflazione, che pure, secondo i dati per città resi noti ieri dall’Istat, a Brescia è rallentata a livello tendenziale, passando dall’8,5% del 2023 al 5,8% del giugno scorso (mentre a livello congiunturale si rileva un lieve aumento dello 0,3%).

La classifica

Il risultato di tale frenata, indicato dall’Unione nazionale consumatori, è che Brescia lascia la quarta posizione nella classifica delle città più costose d’Italia (con un rincaro annuo per famiglia media di 2.241 euro) per scendere addirittura alla ventiquattresima, con un rincaro annuo per famiglia media di 1.529 euro.

Le più care? Genova, Firenze e Grosseto che l’anno scorso non comparivano nemmeno nella top ten, e subentrano a Bolzano (oggi quinta), Milano (quarta) e Trento (trentunesima).

I prezzi

Dal Settore Informatica e Statistica del Comune di Brescia arriva intanto una fotografia dei settori in cui i prezzi sono aumentati maggiormente rispetto a un anno fa. Si tratta di Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+8,6%); Servizi ricettivi e di ristorazione (+8,6%); Mobili, articoli e servizi per la casa (+6,4%); Ricreazione, spettacoli e cultura (+5,9%). Del gruppo fa parte anche il settore «Abitazione, acqua, elettricità e combustibili», ma la fonte comunale fa notare quella che sembra una buona notizia: il rincaro del 7,4% è «in forte calo rispetto al mese precedente». 

Aumenti inferiori all’indice generale del 5,8% riguardano Abbigliamento e calzature (+4,9%), Bevande alcoliche e tabacchi (+4,3%), Altri beni e servizi (+3,6%), Servizi sanitari e spese per la salute (+1,1%), Trasporti (+0,5%) e Comunicazioni (+0,4%). In lieve calo, invece, il settore dell’Istruzione (-0,1%).

Analizzando poi la tipologia dei prodotti, l’ufficio comunale sottolinea che i Beni presentano un lieve calo congiunturale (-0,3%), sintesi degli andamenti contrapposti dei Beni energetici in diminuzione (-3%) e del lieve aumento dei Beni alimentari (+0,1%), soprattutto quelli lavorati (+0,2%).

Cresce dell’1,1% la voce Servizi, all’interno della quale aumentano in particolare i Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+2,6%), seguita dai Servizi non regolamentati (+1,2%).

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