Economia

Cibo sintetico, dalla Fazi Prandini promette: «Combatteremo fino in fondo»

Il 6 novembre la Camera discuterà la legge contro la produzione e il commercio. L’incognita Unione Europea
Il convegno di Coldiretti alla Fazi - © www.giornaledibrescia.it
Il convegno di Coldiretti alla Fazi - © www.giornaledibrescia.it
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«La prima parte della battaglia è vinta». Quella in Italia. «Poi vedremo cosa farà l’Europa». Se cioè l’Unione sanzionerà o meno il nostro Paese per una legge che potrebbe essere valutata in contrasto con il mercato unico.

Lunedì 6 novembre il disegno di legge che vieta la produzione e il commercio del cibo sintetico, già varata dal Senato, approderà alla Camera. Obiettivo del Governo è l’approvazione entro il 15 novembre. Il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, è ottimista: «Con questa legge - afferma nel corso della prima giornata della fiera Fazi a Montichiari -, la prima di un Paese dell’Unione, anche l’Europa dovrà riflettere bene».

Più cauto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: «Non so se vinceremo, ma di certo è una battaglia che combatteremo fino in fondo». Il cibo sintetico è un tema centrale per il futuro della filiera agroalimentare. Lo ribadisce Prandini nel convegno promosso dalla sua organizzazione nell’ambito della 95sima Fazi in corso al Centro Fiera di Montichiari. «Questa filiera - sottolinea il presidente - vale 585 miliardi l’anno e 4 milioni di occupati: l’Italia può farne a meno?».

Europa

Nel mirino c’è l’Unione Europea, «che nelle decisioni è strumentalizzata da poteri economici» interessati a distruggere il comparto agroalimentare italiano. Forti critiche anche alla Pac: «L’agricoltura italiana - rivendica Prandini - è la più sostenibile al mondo. Che senso ha lasciare i nostri terreni a riposo per poi importare i prodotti dall’estero, magari da Paesi che inquinano? È assurdo preoccuparsi di ridurre la produzione interna per assecondare l’ideologia ambientale».

Sulle emissioni non fa sconti alla UE: «Come si fa ad equiparare un allevamento zootecnico a un’industria siderurgica?». Bisogna valutare l’intero ciclo produttivo: «Con la coltivazione del mais siamo grandi fissatori di Co2. Un ettaro di mais genera gli stessi benefici di un ettaro di foresta amazzonica».

Narrazione

Bisogna «offrire all’opinione pubblica un racconto efficace dei nostri allevamenti», suggerisce Roberto Weber, presidente della società di ricerca IXÈ. Secondo un sondaggio svolto dell’istituto, «più di un terzo degli europei pensano che gli allevamenti siano un problema per l’ambiente e quindi sono favorevoli al cibo sintetico».

Una narrazione da contrastare, insiste Felice Adinolfi, docente di Economia e politica agraria all’Università di Bologna. Che si fonda su «delle bugie: non è vero che con il cibo in laboratorio si vincerà la fame nel mondo, perché i Paesi poveri non potranno permetterselo; non è vero che inquina meno, perché le emissioni prodotte da un bioreattore sono maggiori di quelle relative a un allevamento; infine, c’è la faccenda ormoni. Vietati negli allevamenti sono usati per la produzione di proteine cresciute in laboratorio». Bisogna fermarsi, dice Adinolfi, e rispettare «la norma della massima precauzione».

Coldiretti ha commissionato a undici università italiane la ricerca per capire se il cibo sintetico deve essere equiparato a un farmaco: «In tal caso - ha ricordato Gesmundo - serve una sperimentazione di dieci anni».

È ottimista anche l’europarlamentare Paolo De Castro: «Ho fiducia che la UE possa rompere l’assedio di bugie su questo tema. Dico no alla rottura del rapporto fra cibo e natura». La Regione, aggiunge il presidente Attilio Fontana, «è al fianco di Coldiretti in questa battaglia». Ha ricordato la mozione approvata dal Consiglio per sollecitare l’intervento del Governo, come poi accaduto. Fontana punta il dito anche contro la Direttiva Aria varata dalla UE: «Siamo contrari, bisogna insistere affinché entri in vigore il più tardi possibile».

Prandini, nel discorso conclusivo, propone che l’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), venga trasformata in una sorta di Cassa depositi e prestiti per sostenere la filiera agroalimentare. L’ultimo messaggio, per nulla velato, è rivolto al presidente Fontana: «Attilio, prima di venire qui sei stato in un’altra sala (al convegno di Confagricoltura, ndr). I numeri della rappresentanza contano. Guarda quanti siamo qui dentro e scegli da che parte stare. Comunque, conoscendoti, so già dove hai scelto di stare». 

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