Brevetti, la giustizia Ue dà ragione alla bresciana Q-Tech

Spesso, su queste colonne, riportiamo i successi di aziende bresciane che si sono distinte nei mercati internazionali per le peculiarità dei loro prodotti oppure per l’innovazione dei loro processi o, ancora, per la lungimiranza delle loro strategie aziendali. Oggi, invece, registriamo una vicenda che ha sempre per protagonista una realtà del nostro comparto manifatturiero, ma che si è svolta nelle aule di diversi tribunali europei.
Q-Tech
È questo il caso della Q-Tech di Flero, nata nel 2002 come spin off dell’Università degli studi di Brescia, di cui ne abbiamo scritto l’ultima volta nel 2019 evidenziando il suo importante percorso di crescita, ma recentemente finita al centro di un annoso contenzioso avviato da un colosso tedesco attivo nel medesimo settore di attività. Tanto da mettere in scena una rivisitazione in chiave tecnologica della sfida biblica tra Davide e Golia.
Il punto
Per comprendere meglio la controversia è indispensabile fare alcuni passi indietro nel tempo. La «favola» della Q-Tech inizia per merito di due allora neolaureati, Luca Fumagalli e Paolo Tomassini, che supportati dal prof. Franco Docchio (considerato tra i maggiori luminari italiani di optoelettrocnica e mancato lo scorso gennaio) e dal commercialista Gianfranco Chiapparini, si pongono l’obiettivo di trasferire in ambito industriale le competenze acquisite in aula nella progettazione di sistemi ottici e di sorgenti laser.
Fumagalli e Tomassini, insomma, brevettano un sistema che permette alle imprese siderurgiche di risolvere uno spinoso problema nella produzione di barre in acciaio, ottone e alluminio, qual è appunto la misurazione della «rettilineità» dello stesso manufatto direttamente «in linea», quando è ancora incandescente e in condizioni operative particolarmente gravose e difficili.
Le potenzialità del prodotto
Per capire meglio le potenzialità della tecnologia Q-Tech basterebbe rivolgersi a un qualunque operaio di un’officina meccanica: la «rettilineità» di una barra che gira nel tornio, ad esempio, condiziona l’usura dell’impianto e il risultato finale della lavorazione. Il brevetto ReLine della società di Flero, in definitiva, consente a una macchina utensile in primis di superare eventuali variazioni di «rettilineità» e, quindi, di ottimizzare i tempi di produzione, gli scarti e i costi della lavorazione. Ecco perché l’invenzione di Fumagalli e Tomassini registra fin da subito gli apprezzamenti e l’interesse del mercato locale e continentale.
L’attacco tedesco
«Tuttavia – racconta l’a.d. Luca Fumagalli – non tutto l’interesse si dimostrerà sano, anzi. A fine 2020, a due anni dalla presentazione del nostro dispositivo di misurazione, in modo quasi surreale veniamo attaccati da un grosso competitor tedesco, la Msg-Maschinenbau di Schmallenberg (nel land della Renania-Vestfalia), che presenta sul mercato un macchinario del tutto identico al nostro, rivendicandone addirittura la proprietà intellettuale sulla base pretestuosa di un brevetto inerente una tecnica di misurazione significativamente differente a quella da noi sviluppata». Da qui in avanti, la favola di Q-Tech si trasforma in un incubo.
Lo scontro
L’azienda di Flero ha un volume d’affari di poco sotto i due milioni di euro, mentre la Msg-Maschinenbau fattura almeno otto volte tanto. «In seguito i tedeschi – continua Fumagalli – hanno iniziato a fare pressing sui distributori internazionali non solo sul piano commerciale ma soprattutto su quello legale. Ma è a questo punto che abbiamo messo in campo tutta la nostra brescianità».
Fumagalli, Tomassini e soci si affidano ai professionisti dello studio cittadino Biesse Marchi&Brevetti, approntando una strategia difensiva che si rivelerà efficace nelle aule dei tribunali di Torino, Düsseldorf e Monaco di Baviera, dove ha sede l’ufficio europeo dei Brevetti (Epo). «Solo da alcuni giorni – svela il bresciano –, dopo anni di costosissime battaglie legali, possiamo tirare un sospiro di sollievo e tornare ad occuparci prevalentemente dell’aspetto tecnico della nostra attività, avendo raggiunto il risultato sperato in tutte le sedi giudiziarie. Il Tribunale di Torino ha scagionato Q-Tech da ogni accusa di violazione del brevetto di controparte tedesca e l’Epo ha revocato addirittura il brevetto di Msg. Senza dimenticare la sentenza del Tribunale federale di Düsseldorf, dove la società di Schmallenberg ha ricevuto l’azione inibitoria alla commercializzazione del suo sistema e la condanna a un risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro».
Nuova espansione
Alla fine, anche in questo caso, Davide ha battuto Golia e l’epilogo della vicenda Q-Tech rafforza ulteriormente il potenziale di crescita della società bresciana. «Ora puntiamo a una nuova espansione del nostro mercato, ampliando anche l’offerta», promette l’ingegnere Luca Fumagalli, visibilmente sfiancato dalla battaglia legale, ma legittimamente orgoglioso dell’impresa compiuta.
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