Brescia quinta in Italia per nuove Partite Iva: il concordato le agevola (con molte incertezze)

Le Partite Iva sono un fenomeno da primato nel Bresciano: la nostra provincia è quinta in Italia per numero di «aperture» nel 2023 dopo Milano, Roma, Napoli e Torino e si piazza davanti a Firenze, Verona, Venezia, Bologna. Eppure - ed è un paradosso - quelle totali non si sa quante siano.
Un popolo vasto e vario, quello di chi lavora per conto proprio di cui non esistono dati certi, ma soltanto stime realistiche: 80mila unità.
Il provvedimento
Una galassia di lavoratori, piccoli imprenditori e autonomi, che rappresenta una parte rilevante del sistema economico bresciano. Un piccolo esercito, i cui componenti potrebbero rientrare nel nuovo concordato preventivo biennale recentemente varato dal Consiglio dei Ministri per lavoratori autonomi e piccole imprese. La norma prevede che l’Agenzia delle Entrate proponga un patto agli oltre 4 milioni di piccoli contribuenti autonomi italiani concordando, sulla base della dichiarazione precedente, a quanto ammonta il reddito presunto per i due anni successivi. La sottoscrizione dell’accordo eviterà al contribuente accertamenti e verifiche.
Il Governo ha accolto la principale richiesta arrivata dai senatori di maggioranza in Commissione Finanze: non riservarlo ai contribuenti virtuosi sulla base delle «pagelle fiscali» Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale), ma consentirlo a tutti, compresi quelli con punteggi ISA sotto l’8, vale a dire possibili evasori.
Un provvedimento che riguarda anche decine di migliaia di bresciani.
I dati
Se non esistono numeri perentori sul totale, certa invece è la cifra di 8mila per le unità che hanno aperto Partita Iva nella nostra provincia tra gennaio e settembre 2023: un numero elevatissimo, ben 8.184 per la precisione, pari al + 6% sullo stesso periodo del 2022. Un dato che colloca Brescia al quinto posto tra le province italiane dopo Milano, Roma, Napoli e Torino. Un numero che conferma una vera e propria tendenza, considerato che nel 2022 le nuove aperture di Partite Iva in provincia di Brescia furono 9.543, sesto posto in Italia, preceduta anche da Monza e Brianza. Nel 2021 le nuove aperture di Partita Iva arrivarono a sfiorare le 10 mila (9.980), un dato che è valso il sesto posto in Italia alle spalle delle quattro grandi e, in questo caso, di Treviso.
Le incertezze
Se il dato delle nuove aperture è certo, l’Osservatorio sulle Partite Iva del Dipartimento delle Finanze non fornisce informazioni sulle chiusure effettive, rendendo complessa la definizione del numero reale delle posizioni Iva attive, ecco perché ci si deve affidare a una stima realistica, quella degli 80mila complessivi.
Insomma, si sa cosa dovrebbero pagare e a quali regole farle sottostare, ma non quante siano. Un’incongruenza che alimenta le zone d’ombra e che dipende da vari motivi, a cominciare dal fatto che il contribuente non ottempera all’obbligo di chiusura della Partita Iva al momento della cessazione dell’attività, così, per gestire il problema, gli uffici operano chiusure massive delle posizioni Iva. Sta di fatto che nell’epoca dell’informatizzazione, del mondo a portata di un clic e della disponibilità praticamente infinita di dati, non esiste certezza su una parte consistente della nostra economia e, prima ancora, della nostra società.
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