Economia

«Brescia e Bergamo capitale dell’impresa e del lavoro, ma ora il Governo ci sostenga»

I presidenti di Confindustria: «Nella legge di Bilancio l’industria è trascurata». Meloni: «Siete pilastri della manifattura»
"IL GOVERNO SOSTENGA L'INDUSTRIA"
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L’orgoglio di essere «l’officina superspecializzata d’Europa, la capitale dell’impresa e del lavoro». La richiesta al Governo di un maggiore «supporto, che ci metta in condizione di affrontare le sfide». La necessità «di restare ancorati all’Europa», cercando tuttavia di pesare di più affinché l’Unione definisca «una nuova politica industriale» in grado di favorire la competizione con Cina e Stati Uniti. L’esigenza di rivedere il Piano nazionale di ripresa e resilienza, «in cui non c’è nulla che ci faccia pensare a qualche rilancio strategico per l’economia».

Sono alcuni dei messaggi lanciati ieri dai presidenti di Confindustria di Brescia e di Bergamo, Franco Gussalli Beretta e Giovanna Ricuperati, nell’assemblea congiunta delle due organizzazioni ospitata Palazzolo. Un appuntamento storico che certifica la stretta collaborazione nata fra le due associazioni sull’onda della Capitale della cultura. Significativo il titolo dell’incontro: «La piattaforma manifatturiera d’Europa». Brescia e Bergamo, insieme, sono ai vertici e chiedono che la loro voce sia ascoltata di più. Una importanza sottolineata dal videomessaggio inviato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dalla presenza del ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto. Gussalli Beretta e Ricuperati non hanno mancato di segnalare la delusione degli imprenditori verso la legge di Bilancio e l’attuazione del Pnrr. Il contesto interno e internazionale è difficile, ha replicato Fitto, il debito pubblico è tornato a salire, le risorse sono poche.

L’orgoglio, innanzitutto

  • L'incontro congiunto di Confindustria Brescia e Bergamo - New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
    L'incontro congiunto di Confindustria Brescia e Bergamo
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La manifattura di Brescia e Bergamo fattura 90 miliardi l’anno, occupa 281mila persone (170mila nella meccanica), esporta 41 miliardi (soprattutto in Germania, Francia e Stati Uniti); l’anno scorso ha versato 3,3 miliardi di imposte. Tuttavia i cambiamenti e l’instabilità sono la cifra dei nostri tempi; gli scenari mutano rapidamente e non si può stare fermi. Nella legge di Bilancio del Governo, dicono i presidenti, «non c’è granché: solo l’8% è destinato all’industria», le imprese non «sono al centro». Invece servono risorse per l’innovazione e il trasferimento di tecnologia; il taglio del cuneo fiscale deve diventare strutturale. Gli industriali chiedono al Governo politiche per la natalità, la gestione dei flussi migratori, la formazione.

La premier

Nel suo messaggio registrato, Giorgia Meloni ha riconosciuto il ruolo di Brescia e Bergamo «come pilastri dell’industria manifatturiera in Europa». Sono gli imprenditori e i lavoratori «che creano benessere. Il Governo è un alleato di chi vuole produrre e investire». Meloni ha citato la delega fiscale, «che riequilibria il rapporto tra fisco e imprese, nel senso della collaborazione e non più della contrapposizione». Ha detto che «la legge di Bilancio si concentra su misure espansive per famiglie e imprese»; ha ricordato «le deduzioni del costo del lavoro per chi assume», la conferma della zona economica speciale nel Mezzogiorno, «un credito di imposta di 1,8 miliardi per le imprese con ricadute positive sull’intero Paese». C’è molto da fare, ha concluso Meloni: «Le porte del Governo sono aperte per chi fa proposte».

Il ministro

Sul Pnrr Franco Gussalli Beretta e Giovanna Ricuperati hanno posto una serie di interrogativi al ministro in platea: «Saranno coinvolte le nostre imprese, perlopiù di piccole e medie dimensioni, negli sviluppi prossimi del Piano? Che beneficio potranno trarre? Potranno contare sui vantaggi derivanti dalle riforme obiettivo e dall’ammodernamento della Pubblica amministrazione?».

Raffaele Fitto non ha risposto chiaramente. «Partiamo da uno scenario nazionale e internazionale complesso», ha esordito. Ci sono i conflitti, l’Europa sta discutendo il ritorno al Patto di stabilità, c’è l’impatto negativo del superbonus sui conti dello Stato, la spesa pubblica è in aumento, così come i tassi. I soldi sono pochi. Dei 220 miliardi del Pnrr 150 sono a debito e «solo migliorando la qualità della spesa - ha sottolineato - possiamo crescere e ripagare i debiti». Il Governo sta discutendo con l’UE la revisione di 144 obiettivi del Pnrr su 349 e ha chiesto il pagamento della quarta rata. Nell’ambito della revisione del Pnrr, ha annunciato Fitto, si vuole indirizzare 10 miliardi alle imprese come credito di imposta per gli investimenti sull’innovazione. Una notizia, ha osservato nel suo intervento il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi: «Ma quando sarà? Le imprese hanno bisogno di certezze per andare avanti». E per continuare ad essere la piattaforma manifatturiera d’Europa. 

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