Beretta Holding, in cassa 360 milioni pronti per acquisizioni

L’ultimo colpo messo a segno dalla famiglia Gussalli Beretta risale allo scorso febbraio, con l’acquisizione dell’inglese Holland & Holland, marchio icona delle armi sportive extra-lusso, titolare di due Royal Warrant, l’onorificenza rilasciata dalla famiglia reale, e la cui notorietà è pari a brand del calibro di Bentley o Rolls Royce. Piccola acquisizione (il fatturato non supera i 7 milioni di euro), ma grande operazione di marketing che ha aggiunto prestigio al gruppo.
Poca cosa - verrebbe comunque da dire - guardando la potenza di fuoco che si trova nella «cassaforte» di Beretta Holding SA: ovvero una posizione finanziaria netta che nel bilancio 2020 era positiva per 360 milioni; liquidità disponibile per una grande acquisizione.
Il presidente Pietro Gussalli Beretta, uomo notoriamente schivo e riservato, non si sbilancia: «Sto esaminando molte alternative; stiamo trattando su più fronti, ma come può immaginare focalizzare operazioni non è semplice. Siamo leader riconosciuti nel settore delle armi portatili leggere, in quelle dedicate all’attività sportiva e venatoria e alla difesa personale: nel mirino ci sono realtà che possano essere complementari al nostro target di destinatari finali che sono i cacciatori, i tiratori sportivi, i poliziotti, i militari». L’obiettivo è la crescita. Raggiungere dimensioni adeguate alle sfide imposte dalla globalizzazione e dall’agguerrita competizione con i colossi cinesi e statunitensi. «Beretta Holding nasce proprio con questa mission - chiosa il presidente e amministratore delegato della holding -. L’Italia e Gardone Valtrompia sono la culla del nostro gruppo dove tutto è iniziato, ma la strategia - mia e di mio fratello Franco - è chiara: crescere di dimensioni, e accrescere ancor più l’internazionalizzazione. Strada irrinunciabile, nel settore militare come più in generale per la manifattura italiana, per competere nel mondo».

Beretta Holding SA, con sede in Lussemburgo, controlla 32 società specializzate nei settori delle armi portatili leggere, nei prodotti di abbigliamento ed accessori per lo sport e militari e nei prodotti di visione notturna e diurna. Il bilancio consolidato 2020 segna un fatturato pari a 810 milioni di euro, 130 milioni di euro in più rispetto ai 685 milioni del 2019; l’Ebitda è di 145,4 milioni (era di 100 milioni nel 2019); l’utile netto consolidato è da capogiro e supera i 93,3 milioni di euro (58 milioni nel 2019). I prodotti «nonfirearms» rappresentano circa il 28% del giro d’affari complessivo: con la divisione ottiche (i marchi della tedesca Steiner e della statunitense Burris) che realizza vendite per 108 mln; mentre la divisione abbigliamento ed accessori 39 mln.
«È stato un anno molto positivo, la crescita è arrivata soprattutto dagli Stati Uniti che rappresentano storicamente una quota vicina al 50% del nostro giro d’affari complessivo - commenta Pietro Gussalli Beretta -. Le tensioni e l’instabilità sociale dovuta alla criminalità hanno indubbiamente spinto le vendite di armi. Ad influire positivamente è stato anche il lockdown: nelle aree di campagna la gente ha avuto più tempo per andare a caccia». Nel 2020 il gruppo ha fatto investimenti per 25,4 milioni, di cui oltre il 60% dedicati alle società italiane con focus sull’automazione e la trasformazione digitale dei processi di vendita; mentre la spesa per ricerca e sviluppo è stata pari a 18,2 milioni. I soli investimenti di Beretta Industrie - sub-holding controllata al 100% dalla Holding e che detiene le partecipate del gruppo Fabbrica d’Armi Beretta, Benelli Armi, Uberti e Meccanica del Sarca - sono stati pari a 15 milioni.

«È necessario cercare di restare un passo davanti alla concorrenza, per questo servono impianti e macchinari di ultima generazione e investimenti in innovazione tecnologica - spiega -. Il made in Italy è simbolo di eccellenza riconosciuta nel mondo. Di una cosa sono convinto: le aziende manifatturiere italiane potranno avere un grande futuro se sapranno investire in tecnologia, crescere di dimensione ed internazionalizzarsi».
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