Bankitalia, pressing bipartisan per mantenere la filiale a Brescia

L’ordine del giorno in Loggia firmato da tutti i capigruppo impegna sindaca e Giunta in accordo con la Provincia
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Bankitalia, pressing su Roma
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La richiesta è netta: quella decisione «è da stralciare». La rabbia del sistema Brescia per la chiusura della filiale di corso Martiri della Libertà della Banca d’Italia non rimane solo una lamentela tra le tante. A decidere di non mollare la presa sulla vicenda è anche la politica che, a partire proprio dal capoluogo, dopo aver esplicitato il disappunto, intende mettere in moto la macchina istituzionale per invocare un passo indietro di Palazzo Koch rispetto a una decisione del tutto inaspettata.

Sul banco degli imputati c’è la contraddizione di una scelta che va in contrasto con quanto previsto nel Piano di riassetto della rete territoriale del 2015 (nel quale si prevedeva la valorizzazione della sede di casa nostra), soprattutto visto il contesto economico della nostra provincia. E siccome tutti sono infuriati, per una volta centrosinistra e centrodestra sono seduti dalla stessa parte.

Nasce da qui l’ordine del giorno condiviso - proposto sia da Roberto Omodei per la maggioranza, sia da Fabio Rolfi per l’opposizione - che sarà discusso nel corso del Consiglio comunale convocato alle 14 di venerdì 25 ottobre.

Le ragioni

Roberto Rossini durante un Consiglio comunale in Loggia
Roberto Rossini durante un Consiglio comunale in Loggia

A fare da regista, nel corso della Conferenza capigruppo, è stato il presidente dell’Aula Roberto Rossini. E ora il testo è pronto per essere approvato e diventare a tutti gli effetti operativo. Cosa prevede? Che la sindaca Laura Castelletti e la Giunta comunale, in accordo con il presidente della Provincia, «si impegnino ad agire, nelle sedi opportune e coordinandosi con i principali attori economico-finanziari e istituzionali, per intervenire sulle scelte della dirigenza nazionale della Banca d’Italia affinché la decisione di eliminare la sede bresciana sia stralciata». E tutto questo «con urgenza».

Anche perché, ricordano i consiglieri, «non risulta alcuna comunicazione informativa indirizzata alla nostra Amministrazione comunale o provinciale, pur considerando che la presenza o l’assenza della filiale della banca centrale nazionale incida sullo sviluppo territoriale locale e che, pertanto, l’organizzazione interna comunicata alle rappresentanze sindacali, abbia effetti esterni di significativo peso».

Nessuna consultazione

Di più: la filiale del capoluogo è operativa dal 1893, «ha contribuito a rafforzare il ruolo di Brescia nel panorama economico-finanziario» e, stando al giudizio delle segreterie nazionali dei sindacati «si evidenzia la superficialità nell’analisi dei bisogni locali: non c’è traccia di una vera consultazione o di uno studio» rimarca il documento.

Gli esponenti politici bresciani lo ricordano: la nostra provincia «è sede o filiale di molte imprese internazionali e manifesta una forza economico-finanziaria di assoluto valore considerando sia la positività dello sviluppo, sia la criticità che tale sviluppo inevitabilmente richiama» (il nostro territorio è quinto per segnalazioni di operazioni bancarie sospette legate alla criminalità). Il tutto, senza scordare che «Brescia è baricentro anche per le dinamiche economico-finanziarie di Mantova e Cremona, quindi della Lombardia Orientale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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